venerdì 20 febbraio 2015

ACQUA BENE DELL'UMANITA' : PERCHE' E' PUBBLICA E TALE DEVE RIMANERE

L'acqua potabile è un bene dell'umanità inalienabile. Come l'aria, come la libertà. E' essenziale per la vita, tutti hanno diritto ad usufruirne, secondo i propri bisogni, senza sprecarla. Senz'acqua si muore. L'uomo, invece, assatanato dal profitto e dall'egoismo ne sta facendo un'arma micidiale contro i propri simili. Puntata ad alzo zero. Ed i tempi stringono: il conto alla rovescia è già iniziato.
La guerra silenziosa. Sull'acqua oggi si sta combattendo in Italia e nel resto del mondo una battaglia silenziosa. In Francia dove Chirac nel 1984 ha privatizzato l'acqua, si sta facendo marcia indietro. Le multinazionali dell'acqua avevano assetato le città, putrefacendo le reti pubbliche di distribuzione e generando superprofitti stimati in oltre trenta milioni di euro all'anno solo per una città come Parigi. E' un affare da trilioni di euro su scala mondiale, che genera superprofitti incalcolabili. Anche Berlino sta facendo marcia indietro, dopo che i tedeschi hanno visto salire a dismisura le tariffe e diventare un disastro la distribuzione dell'acqua. Noi italiani non solo arriviamo in ritardo, ma – asini che siamo – non sappiamo neanche imparare dagli errori storici degli altri. La guerra dell'acqua non ha tregua e si combatte in ogni parte del mondo. Le multinazionali nascondono la loro voglia di speculazione e di superprofitti in ogni modo. Oggi ci sono nazioni, spinte dal bisogno e dalla corruzione endemica, che privatizzano i corsi d'acqua, le reti di distribuzione, i servizi idrici. Ci sono nazioni in Africa che stanno ricevendo “aiuti” e costruzioni di infrastrutture da multinazionali cinese, americana, russa e da altri mercati ricchi, ed in cambio cedono diritti di sfruttamento del territorio che comprendono anche le risorse idriche. I potentati finanziari mondiali (Fondo Monetario Internazionale in primis e Banca Mondiale) hanno già messo le grinfie su tutte le economie mondiali. E l'acqua è una pedina strategica e fondamentale. Proprio per la sua necessità. E tanto più povere sono tanto più sono esposte ai diktat delle trojke. E non lamentiamoci se poi esplode la rabbia di interi popoli.
La legge del profitto. L'acqua è un prodotto ottimale per ricavare profitti ed i cosiddetti “superprofitti”, utili economici non giustificati da alcun esborso e, in certi casi non prevedibili, che vengono generati solo dall'avere innescato un processo di profitto. Il denaro fine a se stesso, che si autogenera come un cancro mostruoso. La speculazione dell'acqua avviene su due fronti: il controllo delle fonti ed il controllo dell'utenza. I passaggi intermedi non interessano perchè rappresentano solo dei costi da minimizzare. Quello che conta è avere il rubinetto nelle mani e far pagare chi utilizza l'acqua. In soldoni, l'efficienza del sistema di distribuzione non interessa. Le reti possono andare in malora. Ma se ti arriva anche una sola goccia d'acqua, la devi pagare.
Avere il monopolio delle sorgenti o, meglio, della “produzione” significa decidere la destinazione del bene, a chi venderlo, come venderlo e, sopratutto, “se” venderlo. La domanda-bisogno genera l'offerta. La misura dell'offerta (la quantità prodotta) il profitto. A chi vende il bene interessa che sul mercato ve ne sia solo la minima quantità possibile, perché solo così si innalza il prezzo e la gente è disposta a pagare di più.
Le multinazionali. L' “oro blu”, come è definita vergognosamente l'acqua, ha scatenato da tempo gli appetiti delle multinazionali. Chiamatele VEOLIA (presente in 60 paesi), SUEZ, LYONNAISE DES EAUX (presente in almeno 120 nazioni). L'americana THAMES WATER, gestore multinazionale di servizi e risorse idriche, è stata assorbita da KEMBLE WATER, controllata dal MACUQERIE GROUP, multinazionale di servizi bancari e di fondi d'investimento. Queste società non “producono” acqua. Semplicemente la “gestiscono”. Il sogno di tutti i Paperoni: avere la produzione di un bene a costo zero e speculare sulla sua “vendita” e sul suo bisogno. Non ci danno nulla, ci vendono solo quello che già ci appartiene come bene dell'umanità. Ricavandone profitti di trilioni di dollari.
La lotta alla privatizzazione. Le multinazionali hanno soldi, potere, uomini e sono senza scrupolo. Agitano crisi, fanno cadere popoli e governi, istigano guerre, se ne fottono della gente, dell'ambiente e di tutto quello che il buon senso dovrebbe tutelare e rispettare. Tutto in nome del dio-profitto. Battiamole sul loro stesso terreno. Le società-vampiro si sono insinuate nel nostro territorio con la scusa di essere comodi “postifici” e “poltronifici”, come gli ATO rifiuti e strutture similari, inventate dal genio malizioso e speculativo. I nostri politici - bastardi e corrotti - per interessi clientelari hanno consentito che questo cancro si sviluppasse e con la scusa di pseudo-contratti o garbugli vari. Quando un politico inneggia alla privatizzazione dell'acqua, fatemi un piacere: sputategli in faccia e prendetelo a calci nel sedere. Non vi preoccupate: si tratta di legittima difesa della vostra vita e di quella dei vostri figli. Quando il cancro c'è va estirpato in ogni modo e maniera: denunciate i politici corrotti, le assunzioni sospette, le “poltrone” facili, fate resistenza civile, denunciate le inefficienze delle reti di distribuzione, sommergeteli di reclami, opponetevi alla interruzione di forniture, fate impazzire i loro sistemi informatici. Chiedete risarcimenti danni milionari. Insomma, fate legalmente diventare un succulento bocconcino un polpettone indigesto. Solo così abbandoneranno il campo.
Nota per gli amministratori locali e non. Le diffide inviate da questo o quel funzionario non sono fondate, sono assolutamente illegittime: c'è un referendum, c'è una legge. Nessuno è tenuto ad obbedire ad un ordine illegittimo. Non solo, ma le società di erogazione dell'acqua privata già si sono segnalate in Sicilia per la loro incapacità a soddisfare i reali bisogni delle popolazioni. Acqua, scuola, rifiuti, ambiente, sanità e giustizia NON vanno mai privatizzati. Ricordatevelo. Se avete a cuore il benessere del popolo. Altrimenti andate a vaffa.... perchè non meritate né il consenso, né il rispetto della vostra gente.

Su Girgenti Acque. Su questa società molto si è detto e molto si è scritto. Ma è ancora lì, appollaiata come un avvoltoio, sulla nostra acqua. Scriveremo. Vi assicuro che il materiale c'è ed è di tutto interesse. Sino a quando questo mostro, questo golem infernale, non sarà cancellato dalla nostra storia. 

mercoledì 11 febbraio 2015

IL PIACERE DI LEGGERE: L’ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE DI V. HUGO


Quando Victor Hugo scrisse quest’opera proteiforme si era all’indomani della Rivoluzione francese ma la ghigliottina continuava cinicamente a fare il suo dovere di “assassina dolce”, tranne in quei (non rari) casi in cui la morte del condannato non avveniva immediatamente ed allora si ricorreva a mezzi più o meno rozzi (un coltello di macellaio per troncare i nervi del collo, ma Hugo narra di gente che tirava il condannato dai piedi per staccargli quanto era rimasto della testa attaccato al busto) per finire l’esecuzione.
In questo, che è un manifesto contro la barbarie della pena di morte, Hugo aveva evitato nelle prime edizioni di apporre il suo nome come autore, temendo ritorsioni. Solo nella edizione del 15 marzo 1832 egli scrive la Prefazione, un bellissimo saggio sulla inutilità della pena di morte che fa riflettere il lettore. Da segnare un cammeo, dove Hugo riflette sul fatto che la società non può “punire per vendicarsi”, ma “correggere per migliorare” e “niente boia, dove basta il carceriere”. Ritengo che chiunque voglia approfondire il tema della pena di morte, debba leggersi quanto scritto da Hugo in questa prefazione-saggio, dove stempera la sua esperienza personale (terribile) con insegnamenti filosofici altissimi.
La seconda parte del manoscritto è “Una commedia a proposito di una tragedia” un breve e quasi scanzonato dialogo tra vari personaggi sulla pena di morte e sulla sua utilità. Significativo un passo:
“IL SIGNORE GRASSO: (…) Ogni tanto in Francia si tagliava qua e là una testa, al massimo un paio alla settimana. E tutto senza clamore, senza scandalo. Non dicevano nulla. Nessuno ci pensava. Nient’affatto, ecco un libro…un libro che fa venire un orribile mal di testa.
IL SIGNORE MAGRO: Come potrà più condannare un giurato, dopo averlo letto?
ERGASTE: Così si turbano le coscienze.(…)
IL POETA: Quel che è certo è che i libri sono assai spesso un veleno sovversivo dell’ordine sociale.”
Da ultimo, si apre il romanzo vero e proprio, sotto forma di diario, o, forse, è meglio dire di frammenti dove fatti, sentimenti, riflessioni si intrecciano per delineare il quadro terribile dell’angoscia che attanaglia quest’uomo, il condannato. Dice bene lo strillo di quarta dell’edizione che ho letto: nella sua mente incredula ed atterrita si consuma lenta e inesorabile l’attesa, scandita dal ritmo ossessivo, martellante degli ultimi pensieri. L’angoscia cresce, di minuto in minuto, e la coscienza della colpa si infrange di fronte all’oscenità abominevole della folla che pretende, urlante, il suo spettacolo capitale”.
E’ un libro perfomante, con tre modi affrontare lo stesso problema, tre scritture che si intrecciano e si implementano, arricchendosi. Un’opera che induce a intime riflessioni sui grandi temi della vita, sui valori universali. Impeccabile la forma ed accattivante il plot che fa presagire un finale diverso da quello che poi effettivamente adotta l’autore.


domenica 8 febbraio 2015

PREMIO CALLIOPE - INSIEME PER SCRIVERE: PODIO AL RACCONTO "TOTINO E IL MARE DI NOTTE"


L'Associazione Santa Cecilia di Buseto Palizzolo, con il patrocinio di numerosi Enti Pubblici, l'ausilio dell'ICLAP, hanno dato vita sul Lungomare di Erice ad una bellissima kermesse musico-letteraria in cui musiche di infinita dolcezza ed espressività si sono mescolate a letture di poesie e di testi. Bravissima l'orchestra diretta dal Maestro Oddo nell'esecuzione dei brani. 
Assai partecipata la manifestazione letteraria con opere pervenute da ogni parte d'Italia e sin'anche dalla Spagna.
Dal canto mio non posso che essere orgoglioso del risultato raggiunto dal racconto "Totino e il mare di notte" che è stato premiato dalla Giuria con la seguente motivazione: Le conquiste realizzate sono momenti di crescita, ci narra l’Autore, soprattutto per i bambini la cui Interiorità non è sempre capita dagli adulti. La voglia di stare solo, la timidezza, la poca loquacità, lo stato di malattia lo portano a vivere in un mondo tutto suo, popolato dai suoi eroi. Totino riesce ad intrecciare un rapporto di amicizia solo con un suo coetaneo durante una vacanza in Sicilia. E’ molto poetico il passaggio in cui il bambino afferma la propria autonomia dando alle tartarughine catturate dall’amico la libertà. Racconto tenero e toccante.
Un Augurio a Giuseppe Vultaggio, anima preziosa dell'evento, ed a tutti gli amici di Trapani per il prosieguo del Premio, sicuramente destinato ad un brillante futuro.