A che dovrebbero servire i miei consigli da dilettante, quando già i
siti Web sono inondati da manuali specializzati ed ogni autore, scrittore o
poeta, si sente in dovere di condividere con i suoi lettori i segreti alchemici
dell’arte antica della scrittura?
Credetemi, lo faccio solo per una egoistica comodità e per evitare
tristi “copia-ed-incolla” nelle varie
mail che mi arrivano e che si ripetono chiedendomi di “svelare” il segreto
della mia scrittura. Parto sempre dal principio secondo
cui il fatto che io scriva è un conto, che gli altri leggano un’eventualità.
Quindi, se non vi sentite interessati, potete tranquillamente passare oltre
questo post senza tema di aver perso qualcosa di essenziale nella vita.
Per gli altri un po’ di pazienza per leggere queste righe.
Già , leggere. Questo è il
primo vero, grande consiglio. Leggere. Leggere molto, tanto, state sicuri che
non è mai troppo. Non mi fido di quei scrittori che prima non si
qualificanocome lettori fanatici ed esasperati. Mi sforzo di leggere da 15 a 20
libri ogni anno. Di qualsiasi genere o specie. Cerco di capire perché taluni mi
piacciono o perché talaltri mi risultano indigesti o stomachevoli. E quando
scrivo cerco di non ripetere ciò che non mi va quando leggo (ad es. descrizioni
barocche, periodi interminabili con decine di incidentali, ripetizioni,
strafalcioni, et similia). Quando non
capisco una parola, prendo il vocabolario. Non c’è nulla di male. A volte mi
capita di riprendere in mano libri che avevo letto anni prima e non esito a
rileggerli: è come ritrovare un vecchio amico. Nelle mie letture trovano posto
anche autori misconosciuti o saggi astrusi: da tutti cerco di imparare il meglio
(e di evitare il peggio!). Leggete, dunque, per capire, imparare, approfondire,
confrontare, o per qualsiasi altro buon motivo che la vostra fantasia riesce a
trovare.
Poi, lasciare libero sfogo alla
creatività. Osare, osare sempre. Scrivere significa esprimere le proprie
emozioni e se piango o rido non è che mi conformo a quello che fanno gli altri né
mi sforzo di piangere o ridere come fanno gli altri o per far piacere agli
altri. Scimmiottare è brutto e non paga (quanto meno alla lunga e “plagi” a parte).
La falsità dei sentimenti o l’ipocrisia neanche. Un autore è padrone della
propria opera quando esprime tutto se stesso. Altra cosa è la tecnica. Quella, poesia o prosa che sia,
viene con il tempo, con l’esperienza, con l’esercizio, con il “duro” confronto
con i lettori che devono essere sinceri con voi e non semplicemente
“compiacenti”. L’esercizio, talento e capacità a parte, serve ad affinare i
mezzi espressivi, ricercare ed adoperare quegli strumenti che necessitano per
far capire agli altri ancor meglio quello che vogliamo dire. Non pensate di
scrivere un best-seller a tavolino o su ordinazione. Solo in pochissimi ci
riescono. Ed, in genere, si tratta di scrittori con nomi altisonanti, che hanno
alle spalle tonnellate di pagine scritte e decine di libri editati (e, magari,
qualche buono, volenteroso e dotato ghost-writer). Scrivere un libro non è mai
un’equazione matematica. Piuttosto, definirei l’ispirazione dello scrittore un
salto nel buio delle proprie emozioni. E così deve essere. Sta a voi poi
accendere la lampada che deve illuminare quel buio.
Basta così. Per oggi. Il resto… quando ne avrò voglia.
By Michele
Barbera