mercoledì 4 luglio 2012

MENFI E LA SUA STORIA: CIVITATIS FONDAMENTA di ROCCO RIPORTELLA




Una Comunità che guarda al futuro deve avere memoria per il passato. 
Rocco Riportella, con il suo gradevole saggio (ristampa aggiornata e rielaborata di un’opera edita sedici anni orsono), ripercorre con uno stile raffinato le “fondamenta” della città di Menfi. Guardo sempre con interesse a questo tipo di saggistica, che spesso non viene valorizzata nel modo che merita, ma che custodisce in modo mirabile, accorto e accurato le memorie locali  e l’intrecciarsi della vita quotidiana di una piccola comunità con il tessuto macro-storico, dei grandi eventi.
Il libro, corredato di preziosi reperti fotografici, tocca in particolare la memoria di Menfi nella tragica storia del suo Ospedale, nato per opera ed impegno di illustri mecenati, arricchito con le donazioni di generosi cittadini menfitani  e poi finito stritolato nelle avide pastoie burocratiche che hanno privato la nostra comunità di un prezioso riferimento sanitario e del suo patrimonio.
Basti pensare che l’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento, a tutt’oggi, con vorace rapacità, promuove da tempo azioni per entrare in possesso dell’inestimabile patrimonio dell’ Ex-Ospedale Giambalvo per liquidarlo “al miglior offerente”, nel silenzio complice delle istituzioni e con buona pace dei benefattori dell’Ospedale.
Rocco Riportella, che ha dedicato a Menfi ben cinque saggi pubblicati tra il 1996 ed il 2012, è uno dei grandi menfitani, a cominciare dal dottor Santi Bivona, filantropo e uomo di eccezionale virtù e carisma, assieme a tanti altri (Francesco Bilello, il Maestro Piazza, Gioacchino Mistretta, Nino Bondì, Enzo Lotà, Angela Balistreri, Antonino Ardizzone, Gregorio Viviani, Rosario Loria) che, ognuno con le sue capacità, il suo linguaggio e la sua arte, nel corso degli anni hanno profuso le loro energie per studiare Menfi, la sue vicende storiche, il suo territorio, la sua popolazione, raccogliendo preziose testimonianze e consegnandole alla memoria della collettività.
Meritano tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione per la loro alta azione di storiografia antropologica e di custodi delle nostre memorie.
Quel che fa male e ci rende tristi è che quest’opera, così come tante altre simili, dovrebbe ricevere un posto d’onore nella letteratura locale, essere promossa dalle istituzioni culturali e non, che pure vi sono nella città di Menfi, ma che paiono obliarsi in un ingiustificabile sonno delle menti e delle braccia.
Diceva un incomparabile filosofo ottocentesco dal nome quasi impronunciabile che “chi non è memore del suo passato, non è degno del suo futuro”.
Concordo in pieno.
Ed allora, che ne dite, per esempio, amici dell’Istituzione Culturale Federico II^ di svegliarvi e di… svegliarci?
Non abbiamo solo bisogno di festeggiare il vino di Menfi (con una mega festa-fiera che pare sia costata centomila euro al giorno) ma anche e soprattutto la nostra città ed i menfitani e con loro il nostro passato, le nostre tradizioni, la nostra civiltà, duramente colpita da eventi naturali e storico-politici che ne hanno violentato le radici antropiche e offuscato la memoria collettiva.
Il vino fa sicuramente buon sangue, ma ubriaca i sensi ed intorpidisce la mente.
Ed oggi, più che mai, abbiamo bisogno di rimanere svegli.
By M.

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