martedì 30 luglio 2024

LA SICILIA VERSO LA DESERTIFICAZIONE


 

Sino a qualche anno fa, gli studi agronomici preventivavano che entro il 2030 un terzo della Sicilia sarebbe stato a “rischio” desertificazione.
Oggi la realtà è ben più drammatica. L’inettitudine di una classe politica da quarant’anni a questa parte ha aggravato la cronica “siccità” dell’isola sino a farne una perenne emergenza e una drammatica calamità.
I modelli matematici parlano di uno-due anni di “sopravvivenza” idrica dell’isola. A meno di un miracolo divino, i siciliani - fra poco meno di due anni - vivranno in un territorio massimante a carattere desertico, con il settore primario (agricoltura e pastorizia) che da eccellenza del territorio, diventerà marginale. L’economia della Regione entrerà in un costante processo recessivo e l’emigrazione diventerà una necessità.  
Oggi dei 24 invasi presenti nell’isola sei sono prosciugati e gli altri vedono progressivamente calare il loro livello.
La Giunta regionale ha delegato a Prefetti e commissari vari la patata bollente, che parlano di trivelle e pozzi come se il sottosuolo dell’isola fosse pieno d’acqua e così facendo innescano un irreversibile depauperamento dei bacini e l’ulteriore degrado del territorio.
Tutto è sbagliato. Non è questa la strada, caro Presidente Schifani.
In Puglia Emiliano, ha speso 100 milioni di euro per fare il più grande dissalatore d’Europa.
In Sicilia si è speso 100 milioni di euro per un inutile acquedotto che va dall’invaso Garcia sino al trapanese. Come se il Garcia, che peraltro è oasi naturale, fosse strapieno di acqua e non, invece, boccheggiante come è all’attualità. Vogliamo porre fine a questo dramma che è ormai una farsa?
Caro Presidente Schifani, perché non mettiamo un po’ di sale in zucca e azioniamo il cervello?
1. Togliere di mezzo Siciliacque. Un carrozzone, inutile, spaventoso, drammatico. Che ragiona con logiche di profitto, divora risorse, manca di progettualità e investimenti sociali. A parte il fatto che è privata, la Società è stata incapace di fare fronte a qualsiasi emergenza, miope nella logica di profitto, preferisce trivellare e rivendere l’acqua ai siciliani piuttosto che fare investimenti a lungo termine che possano abbassare i costi del servizio idrico per tutti i siciliani.
2. Togliere di mezzo le varie società d’ambito. Sono carrozzoni elettorali, moltiplicano i passaggi burocratici, hanno un costo inutile e si sono dimostrati assolutamente inefficienti.
3. Istituire un’unica agenzia regionale PUBBLICA con uffici centralizzati a cui delegare la programmazione per obiettivi ed efficiente per la tutela ed la circolarità delle risorse idriche. L’Agenzia deve avere al suo interno sezioni provinciali in modo da coordinare l’intervento pianificatore per singola provincia. Delegare ai Comuni la gestione premiale territoriale delle reti con interventi di monitoraggio e manutenzione della rete idrica locale, per evitare le perdite e le dispersioni.
4. Riattivare e progettare i dissalatori alimentandoli con energia solare. È l’unico modo per rendere circolare la risorsa idrica e costituire una fonte rinnovabile per l’agricoltura e l’uso civico. Costa molto di più fare fronte ad un’emergenza diventata cronica e che nei prossimi anni diverrà insostenibile dal punto di vista ambientale e finanziario. Basta un solo progetto, modulare, con i dissalatori di nuova generazione, che possa essere utilizzato per ogni nuovo dissalatore. Non occorre fare nove-dieci progetti.
5. Programmare la manutenzione degli invasi e dei corsi d’acqua. Per consentire l’immagazzinamento dell’acqua nei periodi piovosi ed evitare esondazioni, dissesti e fenomeni alluvionali. La Regione dispone di numerosi studi sulle zone franose e quelle più soggette a dissesto idrogeologico. Mettiamoli a frutto.
6. Favorire il rimboschimento anche nelle aree private. Rimboschimento e reddito sostitutivo per le aree incolte con formule crescenti e premiali per i privati in parallelo con l’anzianità dei boschi. Ciò favorisce la manutenzione degli alberi e riduce il rischio incendi, motivando il privato a custodire la risorsa boschiva ed evitare la desertificazione e l’abbandono dei terreni. Un bosco riduce il degrado del territorio, l’impatto delle alte temperature, favorisce il microclima e depura l’aria.
Sembrano compiti giganteschi, ma non lo sono: è una visione chiara e fattibile, aliena da logiche speculative e di profitto. E se non si inizia non si arriverà mai. Iniziamo dalla parte burocratica. Non ci sono alibi.  Non possiamo stare a piangere mentre in tutto il mondo si sbracciano per risolvere il problema della siccità mentre noi siamo bravi solo a farci del male.
La Sicilia e soprattutto i siciliani non lo meritano, caro Presidente.
By Michele Barbera


venerdì 19 luglio 2024

TRUMP, L’UOMO DELL’ANTIPROVVIDENZA

 


Abbiamo ascoltato tutti (o quasi) il gran discorso che Trump ha fatto alla convention del partito repubblicano americano. Ho sentito commenti entusiasti, lui si è definito graziato da un miracolo divino, ha chiamato a raccolta i “patrioti” americani ed ha sciorinato la sua panacea per risolvere in quattro e quattr’otto i problemi del mondo, guerre comprese.
A tutti è sembrato un discorso pacificatore, unionista, moderato.
A me no.
Trump non può smentirsi: è un suprematista, razzista e profondamente autoritario e tendenzialmente menefreghista rispetto al resto del mondo (America first va letto nel senso che il primato dell’America coincide con i suoi interessi autarchici). Né più né meno di un dittatore qualsiasi, come Putin ed altri governanti pazzoidi in giro per il mondo che, in nome di guerre più o meno sante, fanno terrorismo, invadono paesi, sterminano popoli.
Trump ha attaccato gli immigrati, tacciati di essere tutti delinquenti senza mezzi termini, ha detto che come suo primo atto chiuderà i confini con muri e trivelle. Ha detto che ricatterà le nazioni ritirando i contributi economici se non si allineano alla sua volontà.
Trump si è scagliato contro la Corea del Nord, i sommergibili della Russia, ed altre amenità e pazzie in nome della Great America, della Grande America ovverossia gli Usa, piegati alla sua volontà che – a quanto pare – è in grado di governare il mondo.
NO, caro ciuffone Trump, non è la Provvidenza che ti ha salvato dall’odio che tu stesso hai generato come tutti i dittatori. Guardati la storia. I dittatori sono figli del diavolo e prima o poi fanno sempre una brutta fine. Perché si nutrono di violenza, menzogna e di deliri di onnipotenza.
Trump dice che Putin durante la sua presidenza (2017/2021) non ha invaso l’Ucraina.
Falso, guardati la storia.
Putin nei suoi 23 anni di dittatura ha instaurato un regime del terrore e non ha mai smesso di fare guerra: Georgia, Cecenia, Kazakistan, Siria, Transnistria, eccetera, per non parlare dell’invio di milizie in Africa a fomentare guerriglie. Approfittando del ritiro americano in Siria (sotto il presidente Trump), Putin ha sterminato chi doveva sterminare e nel 2019 ha concluso un patto di ferro con la Turchia, paese Nato, per la leadership nella regione.
Putin ha solo una logica (e centinaia di migliaia di morti sulla coscienza): o ci si sottomette a lui oppure distrugge tutto e tutti.  E dal 2014 che la Russia agita le acque in Ucraina, dopo l’invasione “pacifica” della Crimea. La guerra nel Donbass è da dieci anni che fa morti e stragi.
E tu Trump mentre eri presidente? Ti sei semplicemente girato dall’altra parte. Forse perché speravi che Putin smettesse.
O, magari, eri troppo impegnato a tentare il colpo di stato, assaltando il palazzo del tuo parlamento. Alla faccia della democrazia.
Sto tranquillo. Perché tu non avrai mai il coraggio di contrastare la Russia o tantomeno la Cina sull’espansionismo bellico. Li lascerai fare, troverai accordi commerciali protezionistici, strepiterai sulle merci cinesi farlocche offerte a basso costo. Ma alla fine, purché non tocchino i tuoi interessi commerciali, farai finta di nulla se moriranno popoli e l’ordine mondiale verrà sovvertito. Purché avvenga fuori dai confini degli Stati Uniti.
I dittatori, purtroppo, ragionano così. Non facciamoci illusioni.
C’è una cosa di buono nella storia: che i dittatori non durano sempre e con le loro gesta esecrande sono destinati a lastricare l’inferno. E, questo, è l’unico dato certo che ci conferma, caro Trump, l’esistenza di una vera, autentica Provvidenza.
Viva l’America, sì, ma non quella di Trump.
By Michele Barbera