La notizia è
stata data a gran voce: via i francesi della multinazionale privata
VEOLIA dal capitale di Siciliacque. Via i privati dall'acqua pubblica!
Ad entrare come socia maggioritaria,
è Italgas s.p.a. società definita "statale".
A gridarlo,
guarda caso, sono gli stessi che dicevano che Siciliacque era una
società pubblica... anche quando era in mano alla multinazionale
francese.
Ironia a
parte, ci troviamo di fronte all'ennesima mistificazione politica e finanziaria.
Infatti,
vanno via i francesi di VEOLIA ed entrano dal portone principale
con ITALGAS s.p.a., società privata, uno stuolo di investitori
privati, fra i quali pure i cinesi di S.G.E.L. - STATE GRID EUROPE
LIMITED.
Come dire
dalla padella alla brace.
Chiaro:
ITALGAS non è una società pubblica!
È proprietà
solo per il 26% di CDP RETI s.p.a., che – a sua volta è
controllata al 59,1% da CDP e per il 35% dalla sopra citata S.G.E.L.,
società del gruppo State Grid Corporation of China.
La SGEL è
una mega-multinazionale di proprietà della Repubblica Cinese che ha
in tutto il mondo 900.000 dipendenti e macina ricavi per 460 miliardi
di dollari all’anno. La Cina la utilizza per la sua strategia di espansionismo economico e finanziario globale.
In Italia,
grazie ai “patti parasociali” di CDP Reti s.p.a., i cinesi hanno
il diritto di nominare membri nel consiglio di amministrazione anche
di società del calibro di SNAM (socia di Italgas) e di TERNA,
considerate “società strategiche” dallo Stato Italiano.
Insomma, la
Cina, pericolosamente, senza bisogno di “spionaggio”, è a
conoscenza di quanto viene elaborato nei settori delicati e
strategici dell’energia in Italia e delle risorse primarie, come
l’acqua, il gas e l'energia.
Sempre nel
capitale di ITALGAS troviamo la Banca di Investimenti LAZARD LLC, il
fondo di investimenti Blackrock inc., il finanziere Romano Minozzi.
Tutti soggetti che guardano al loro guadagno e speculano sull’acqua
pubblica, una risorsa quasi a costo zero che può fruttificare oltre il 10000%
dell’investimento.
Mettiamocelo
in testa: ITALGAS non è pubblica, ma veicola investimenti privati e
strategie di colonialismo finanziario globale.
Pensate che
non sia così?
Sappiate
che i cinesi solo per la partecipazione a CDP RETI s.p.a. hanno
percepito nel 2022 dividendi netti e “tranquilli” per 175 milioni
di euro, soldi italiani che hanno preso allegramente la via di
Pechino.
A questo va
aggiunto che il gruppo STATE GRID CHINA è uno dei principali
operatori su scala mondiale per la BRI, la Belt and Road
Initiative, da noi “romanticamente” definita la
“Via della Seta”. In realtà un piano mondiale per
l’espansionismo cinese e per il controllo dell’economia globale.
Il bello è
che gli altri Stati, fra i quali l’Italia, vi hanno aderito
spontaneamente o... per bisogno.
La Cina,
tramite la BRI, oltre ad incrementare il suo export commerciale al riparo di dazi e norme di tutela, realizza ed acquisisce partecipazione societarie,
crea infrastrutture, costruisce centrali, porti, industrie,
distruggendo ed appropriandosi di risorse naturali ed energetiche
oltre che di materie prime.
Ma
attenzione, non è tutto oro quel che luccica. Gli investimenti a
volte si sono rivelati delle grosse fregature, ovvero, i cinesi non si
sono fatti scrupolo di rifilare delle “sole” ai malcapitati.
Degli esempi: con la BRI i cinesi hanno costruito una centrale
idroelettrica in Ecuador al costo di 2,7 miliardi di dollari. Dopo 5
anni la centrale non è funzionante ed ha gravi danni, oltre che ad
avere distrutto un habitat naturale unico. In Pakistan un altro
investimento miliardario per la costruzione di una centrale. Chiusa
dopo 4 anni. Danni incalcolabili. Altri investimenti miliardari in
Uganda, centrali non funzionanti e gli ugandesi costretti a
rimborsare la Cina per miliardi di dollari.
La Cina si è
interessata anche ai porti, agli hub ferroviari, agli aeroporti
etc...
I nostri
politicanti da strapazzo non sanno cosa significhi parlare di
privatizzazione dei porti. Alcuni porti asiatici e africani sono già in mano ai
cinesi che li hanno acquisiti dopo che gli Stati debitori non hanno
potuto pagare il prezzo di infrastrutture realizzate dai cinesi. È
la c.d. “trappola del debito” in cui sono cascati nazioni
africane, asiatiche ed europee.
Pochi sanno
che Palermo (tanto per rimanere in Sicilia) è stato
individuato nel piano della BRI cinese come “porto” referente per
la “Via marittima” che costeggia tutta l’Asia orientale e
meridionale arrivando al Mar Mediterraneo attraverso il Canale di
Suez. I cinesi già partecipano con proprie società alla
gestione dei terminal dei porti italiani di Savona-Vado Ligure e
Trieste, ma l’elenco dei porti (da Amburgo al Pireo greco) dove i
cinesi presiedono alla gestione dei terminal è veramente troppo
lungo.
Molti si
sono chiesti perché il premier cinese non era presente al G20 in
India. Risposta semplice: l’India è un avversario storico della
BRI cinese e sta cercando di ostacolarla per non finire fagocitata e
stritolata nelle avide fauci finanziarie di Pechino.
Da ultimo,
non dimentichiamo l’Ucraina e la guerra inutile e distruttiva di
Putin. Pechino ha più volte frenato ed indotto ad un accordo il partner
russo. Ma Pechino non interviene per spirito e voglia di
pace, ma solo perché con l’Ucraina dal 2015 ha stretto accordi
commerciali miliardari tramite la BRI e l’Ucraina ha preso il posto
degli USA nel fornire il mais alla Cina. Per questo Putin, per avere
l’appoggio “morale” della Cina, ha promesso l’erogazione di
risorse quasi illimitate a costi irrisori, incrementando il traffico di materie prime in favore della Cina.
E la guerra
in Ucraina continua.
Ecco in
mano a chi ci consegnano i nostri politicanti, dando loro la chiave
della gestione della nostra acqua pubblica.
I
siciliani saranno costretti ad acquistare la loro acqua, l'acqua siciliana, da società
partecipate e controllate anche dai cinesi oltre che da speculatori
internazionali e senza scrupoli: un pericolo gravissimo!
Domando:
- perché
non si sfrutta il PNRR e la Regione non riacquista la quota di
capitale privata e fa diventare veramente pubblica la gestione idrica
in Sicilia?
- perché
non si fa di SICILIACQUE una public company ad azionarato
diffuso con capitale distribuito tra tutti i siciliani?
- quali
saranno le strategie di investimento di ITALGAS per l’acqua in
Sicilia, oltre a prospettive di guadagni milionari? Cosa ci aspetta?
Queste ed
altre domande sono destinate a rimanere senza risposta, almeno per il momento.
Apriamo
gli occhi e facciamoci sentire. Perché i nostri politicanti sono come le tre scimmie: non
vedono, non sentono e non parlano. Preferiscono mangiarsi la banana
appesi al ramo (o alla poltrona). Alla faccia nostra.
By B.M.
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