lunedì 11 settembre 2023

SICILIACQUE TORNA PUBBLICA? MA QUANDO MAI!

 



La notizia è stata data a gran voce: via i francesi della multinazionale privata VEOLIA dal capitale di Siciliacque. Via i privati dall'acqua pubblica!
Ad entrare come socia maggioritaria, è Italgas s.p.a. società definita "statale".
A gridarlo, guarda caso, sono gli stessi che dicevano che Siciliacque era una società pubblica... anche quando era in mano alla multinazionale francese.
Ironia a parte, ci troviamo di fronte all'ennesima mistificazione politica e finanziaria.
Infatti, vanno via i francesi di VEOLIA ed entrano dal portone principale con ITALGAS s.p.a., società privata, uno stuolo di investitori privati, fra i quali pure i cinesi di S.G.E.L. - STATE GRID EUROPE LIMITED.
Come dire dalla padella alla brace.
Chiaro: ITALGAS non è una società pubblica!
È proprietà solo per il 26% di CDP RETI s.p.a., che – a sua volta è controllata al 59,1% da CDP e per il 35% dalla sopra citata S.G.E.L., società del gruppo State Grid Corporation of China.
La SGEL è una mega-multinazionale di proprietà della Repubblica Cinese che ha in tutto il mondo 900.000 dipendenti e macina ricavi per 460 miliardi di dollari all’anno. La Cina la utilizza per la sua strategia di espansionismo economico e finanziario globale.
In Italia, grazie ai “patti parasociali” di CDP Reti s.p.a., i cinesi hanno il diritto di nominare membri nel consiglio di amministrazione anche di società del calibro di SNAM (socia di Italgas) e di TERNA, considerate “società strategiche” dallo Stato Italiano.
Insomma, la Cina, pericolosamente, senza bisogno di “spionaggio”, è a conoscenza di quanto viene elaborato nei settori delicati e strategici dell’energia in Italia e delle risorse primarie, come l’acqua, il gas e l'energia.
Sempre nel capitale di ITALGAS troviamo la Banca di Investimenti LAZARD LLC, il fondo di investimenti Blackrock inc., il finanziere Romano Minozzi. Tutti soggetti che guardano al loro guadagno e speculano sull’acqua pubblica, una risorsa quasi a costo zero che può fruttificare oltre il 10000% dell’investimento.
Mettiamocelo in testa: ITALGAS non è pubblica, ma veicola investimenti privati e strategie di colonialismo finanziario globale.
Pensate che non sia così?
Sappiate che i cinesi solo per la partecipazione a CDP RETI s.p.a. hanno percepito nel 2022 dividendi netti e “tranquilli” per 175 milioni di euro, soldi italiani che hanno preso allegramente la via di Pechino.
A questo va aggiunto che il gruppo STATE GRID CHINA è uno dei principali operatori su scala mondiale per la BRI, la Belt and Road Initiative, da noi “romanticamente” definita la “Via della Seta”. In realtà un piano mondiale per l’espansionismo cinese e per il controllo dell’economia globale.
Il bello è che gli altri Stati, fra i quali l’Italia, vi hanno aderito spontaneamente o... per bisogno.
La Cina, tramite la BRI, oltre ad incrementare il suo export commerciale al riparo di dazi e norme di tutela, realizza ed acquisisce partecipazione societarie, crea infrastrutture, costruisce centrali, porti, industrie, distruggendo ed appropriandosi di risorse naturali ed energetiche oltre che di materie prime.
Ma attenzione, non è tutto oro quel che luccica. Gli investimenti a volte si sono rivelati delle grosse fregature, ovvero, i cinesi non si sono fatti scrupolo di rifilare delle “sole” ai malcapitati. Degli esempi: con la BRI i cinesi hanno costruito una centrale idroelettrica in Ecuador al costo di 2,7 miliardi di dollari. Dopo 5 anni la centrale non è funzionante ed ha gravi danni, oltre che ad avere distrutto un habitat naturale unico. In Pakistan un altro investimento miliardario per la costruzione di una centrale. Chiusa dopo 4 anni. Danni incalcolabili. Altri investimenti miliardari in Uganda, centrali non funzionanti e gli ugandesi costretti a rimborsare la Cina per miliardi di dollari.
La Cina si è interessata anche ai porti, agli hub ferroviari, agli aeroporti etc...
I nostri politicanti da strapazzo non sanno cosa significhi parlare di privatizzazione dei porti. Alcuni porti asiatici e africani sono già in mano ai cinesi che li hanno acquisiti dopo che gli Stati debitori non hanno potuto pagare il prezzo di infrastrutture realizzate dai cinesi. È la c.d. “trappola del debito” in cui sono cascati nazioni africane, asiatiche ed europee.
Pochi sanno che Palermo (tanto per rimanere in Sicilia) è stato individuato nel piano della BRI cinese come “porto” referente per la “Via marittima” che costeggia tutta l’Asia orientale e meridionale arrivando al Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. I cinesi già partecipano con proprie società alla gestione dei terminal dei porti italiani di Savona-Vado Ligure e Trieste, ma l’elenco dei porti (da Amburgo al Pireo greco) dove i cinesi presiedono alla gestione dei terminal è veramente troppo lungo.
Molti si sono chiesti perché il premier cinese non era presente al G20 in India. Risposta semplice: l’India è un avversario storico della BRI cinese e sta cercando di ostacolarla per non finire fagocitata e stritolata nelle avide fauci finanziarie di Pechino.
Da ultimo, non dimentichiamo l’Ucraina e la guerra inutile e distruttiva di Putin. Pechino ha più volte frenato ed indotto ad un accordo il partner russo. Ma Pechino non interviene per spirito e voglia di pace, ma solo perché con l’Ucraina dal 2015 ha stretto accordi commerciali miliardari tramite la BRI e l’Ucraina ha preso il posto degli USA nel fornire il mais alla Cina. Per questo Putin, per avere l’appoggio “morale” della Cina, ha promesso l’erogazione di risorse quasi illimitate a costi irrisori, incrementando il traffico di materie prime in favore della Cina.
E la guerra in Ucraina continua.
Ecco in mano a chi ci consegnano i nostri politicanti, dando loro la chiave della gestione della nostra acqua pubblica.
I siciliani saranno costretti ad acquistare la loro acqua, l'acqua siciliana, da società partecipate e controllate anche dai cinesi oltre che da speculatori internazionali e senza scrupoli: un pericolo gravissimo!
Domando:
- perché non si sfrutta il PNRR e la Regione non riacquista la quota di capitale privata e fa diventare veramente pubblica la gestione idrica in Sicilia?
- perché non si fa di SICILIACQUE una public company ad azionarato diffuso con capitale distribuito tra tutti i siciliani?
- quali saranno le strategie di investimento di ITALGAS per l’acqua in Sicilia, oltre a prospettive di guadagni milionari? Cosa ci aspetta?
Queste ed altre domande sono destinate a rimanere senza risposta, almeno per il momento.
Apriamo gli occhi e facciamoci sentire. Perché i nostri politicanti sono come le tre scimmie: non vedono, non sentono e non parlano. Preferiscono mangiarsi la banana appesi al ramo (o alla poltrona). Alla faccia nostra.
By B.M.


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