Di Lorenzo Spurio
Gli studi e gli approfondimenti sulla poesia siciliana contemporanea si arricchiscono di un volume particolarmente pregevole uscito negli ultimi giorni dopo un instancabile lavoro di ricerca, studio e compilazione del poeta messinese José Russotti[1]. Il volume, Antologia di Poeti contemporanei siciliani. Vent’anni dopo il Duemila, pubblicato per i tipi di Fogghi mavvagnoti, è un tomo prezioso che si compone di trecentosessanta pagine ricche di informazioni, note biografiche, approfondimenti, commenti critici, rimandi, studi ragionati e apparati bio-bibliografici sui numerosi poeti e poetesse che ivi sono stati inseriti.
Si sa, ogni operazione antologica desta sempre attenzione e curiosità da parte dei lettori ma spesso non è scevra da opinioni contrastanti tra chi, entusiasta per la propria presenza (magari al fianco di “grandi” della letteratura, presenti anche in manuali e storie letterarie di critici eminenti) e sfiduciato e incollerito per la non inserzione, creano spesso un clima difficile da indagare.
Ruolo del
curatore è quello di completare il lavoro per come l’ha ideato senza lasciarsi
intaccare più di tanto dalle dicerie e dalle critiche che, dinanzi a
un’operazione collettiva come questa che richiama un discorso di aristocrazie e
florilegio, immancabilmente si presenta. Ce lo insegna Pier Paolo Pasolini che,
con la nota antologia di poesia dialettale uscita per i tipi di Guanda curata
con Mario dell’Arco nel 1952 diede adito a critiche furibonde sui cosiddetti
“mancati inserimenti” o le sedicenti “gravi lacune” ma anche nei confronti de Dieci condizioni poetiche (1957)
dell’anconetano Plinio Acquabona che, più che mosso dall’intenzione di creare
un’antologia vera e propria, produsse un testo polifonico – nel quale pure si
auto-inserì – includendo alcune delle voci poetiche del periodo che considerava
importanti. Anche in quel caso non mancarono critiche. Come – lo riconosco –
non ne son mancate qualche anno fa quando compilai i due corposi volumi del Convivio in versi. Mappatura democratica
della poesia marchigiana (PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016),
con l’inserimento totale di più di 280 poeti (ciascuno con nota
bio-bibliografica e un testo scelto) dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi.
Si sa il desiderio utopico di totalità
non può sussistere nell’imperfettibilità dell’uomo ed è umanamente impossibile
approcciarsi in maniera globale e totalizzante in relazione a un “censimento”
di questo tipo. Chiaro è che l’antologista, pur non chiarendone in maniera
diretta su carta le ragioni, dovrebbe certo lasciare intendere o motivare
quelli che sono i paradigmi che hanno condotto alla costituzione di
un’antologia in un determinato modo.
Tornando
all’operazione editoriale di José Russotti questo aspetto vien chiarito molto
bene nella nota incipitaria del poeta Mario Tamburello che, in apertura ai
tanti profili bio-bibliografici inseriti dal curatore, sostiene: «Una bella
raccolta e, come ogni opera bella, inevitabilmente incompiuta, perché accanto
ai “Grandi” e ai già selezionati, altre interessanti voci nuove sono da
scoprire nello scenario letterario di Sicilia»
(11). Credo che stia proprio in questo la ricchezza di un’antologia: nella
capacità di non dirsi mai compiuta e completa e di richiamare sempre continue
rivisitazioni, implementazioni ed aggiunte. Non solo alla luce del tempo che
passa e che, puntualmente, ci consente di prendere atto di nuovi profili
poetici che s’imprimono e di altri che s’irrobustiscono, ma anche per andare di
volta in volta a colmare – nei limiti del consentito e delle conoscenze che è
possibile raggiungere – quei “buchi” che necessitano giustamente una
trattazione, seppur approssimativa e generale, almeno un sorvolo e un richiamo.
La limitatezza e friabilità dell’antologia sta proprio in questo che, visto con
altri lenti, non può essere che un elemento di forza visto dal critico onesto,
dall’antologista premuroso e grande studioso prima di tutto come un dovere
morale nei confronti della letteratura. Russotti, dal momento che lascia ben
intendere che questo è solo il primo volume di non si sa quanti tomi – e dunque
che è un progetto in fieri – mi pare
di poter osservare che “naviga” proprio su questo tipo di ragionamento. E per
fortuna. Ben dice il poeta Tommaso Romano che, nel commento conclusivo, a
titolo riepilogativo dell’intero progetto, osserva che «Russotti [ha fatto]
scelte libere e consapevoli, [ha proposto] un suo personalissimo modo di
approccio che rimanda e invita il lettore e lo studioso ad approfondimenti
scientifici ulteriori» (355).
Un’opera
come questa, che si prefigge di raggrumare nelle pagine di un libro tanti (e
così tanto diversi) percorsi umani e letterari necessita, oltre che di tutti
questi accorgimenti critici che la dotano e la arricchiscono, di una
suddivisione degli stessi contenuti. Ecco che viene in aiuto la ripartizione (senz’altro
opinabile, ma in tal contesto utile per l’organizzazione) tra due macro-gruppi
di poeti “I Grandi di Sicilia” e “I Contemporanei di Sicilia”. Non è una
divisione netta tra morti e viventi. Tra i cosiddetti classici, il cui decesso
ha marcato un percorso di chiusura e di lettura dell’opera e, semmai, la
nascita di una critica fluente e coloro che, nell’attualità, sono impegnati in
campo poetico. Difatti troviamo nella prima sezione dei “Grandi” voci
importanti – anche a livello nazionale – quali Giuseppe Bonaviri (1924-2009),
Bartolo Cattafi (1922-1979) e Nat Scammacca (1924-2005), importante ponte tra
poesia siciliana e americana nonché esponente di spicco di un avanguardismo
poetico. Giustamente tra i “Grandi” figurano anche (tra gli altri) i poeti
Lucio Zinna (1938), Tommaso Romano (1955), Santo Calì (1918-1972) di
Linguaglossa (CT)[2], autore importante per gli
studi sul folklore della Sicilia orientale, Salvatore Di Marco (1932), poeta
dialettale ma soprattutto fine e insaziabile saggista (autore, tra l’altro, di
un pregevole saggio su Ignazio Buttitta). Notevole è il profilo del prof.
Domenico Pisana (1958) di Modica, attento studioso della poesia degli Iblei con
varie pubblicazioni, non solo quale poeta ma anche nelle vesti di teologo. Di
Pisana è inserita la pregevole lirica “Canto dal sud est”. Mia fortuna e onore
l’aver conosciuto e l’intrattenere rapporti con alcuni di essi.
La seconda
sezione del volume, “I contemporanei di Sicilia”, totalizza ben
cinquantaquattro inserimenti di poeti contemporanei siciliani che vivono nelle
varie zone dell’Isola. Inutile e troppo didascalico citarli tutti (rimando
all’indice dei nomi presente in rete); tra di essi segnalo Nino Barone (1972)
senz’altro uno dei maggiori poeti dialettali del Trapanese assieme a Marco
Scalabrino[3]
(1952); Francesco Camagna (1961) di Marsala presente con un doloroso testo, “La
strage del pane”, relativo a un tragico episodio che accadde nella centrale Via
Maqueda a Palermo in pieno secondo conflitto mondiale; le palermitane Rosa
Maria Chiarello (1959) e Francesca Luzzio (1950) di cui la seconda, oltre che
poetessa, anche fine critico letterario e giurata in vari concorsi di poesia; Pietro
Cosentino (1941) poeta e organizzatore di eventi culturali assieme a Russotti,
Emanuele Insinna (1947) con un testo evocativo e una sorta di “manifesto” per
la stessa antologia: “Cu voli puisia vegna ‘n Sicilia” (“Chi vuole poesia venga
in Sicilia”); le cantautrici Serena Lao (n.d.) e Cinzia Sciuto (n.d.),
rispettivamente palermitana e catanese; in particolare la lirica “Cancia lu ventu”
della Sciuto è di formidabile presa sul lettore, capace di trasmettere grande
fascino e di far sentire quel vento di cui parla sulla propria pelle; il
catanese Antonino Magrì (1955), poeta ma non solo, ricercatore attento di voci
poetiche locali che nel 2009 pubblicò una corposa antologia di poeti siciliani
in quattro volumi; Giuseppe Pappalardo (1945), altro cultore del dialetto
siciliano, attivo anche nel promuovere con eventi e iniziative sul territorio
l’interesse per il dialetto siciliano e la sua letteratura. Tanti altri sono i
nomi che qui trovano collocazione – mi sono limitato a citarne alcuni – ma
tanti altri li conosco di persona, li ho incontrati, ne apprezzo opere e codici
espressivi; chiaramente tra loro vi è lo stesso curatore dell’antologia – quale
promotore culturale e poeta tanto in lingua e in dialetto – ovvero José
Russotti di cui il suo Spine d’Euphorbia
(2017) ha ottenuto un ampio consenso nella critica.
Russotti
con la sua opera pone l’attenzione, con l’intenzione di allontanare lo spettro
dell’oblio, anche su autori che, per ragioni di vario tipo, non hanno avuto la
possibilità d’imporsi distintamente sulla scena letteraria o per i quali la
mancanza di iniziative atte a tenere alti i rispettivi nomi sono mancate o
rimaste disattese. Importante la riscoperta e la diffusione del già citato
Salvatore Gaglio, stimato medico oltre che poeta e drammaturgo, di Santa
Elisabetta di Agrigento venuto a mancare nel 2017. Amplissima la produzione di
Gaglio – soprattutto in dialetto – che gli valse numerosi e importanti premi e
che, grazie a Russotti e Piero Cosentino, ha visto la dedica, in termini
recenti, in un premio letterario a Malvagna (ME). L’opera di Russotti fornisce
un ampio ventaglio di possibilità di letture e di approfondimenti; le
biografie, gli interessi e le pubblicazioni dei tanti antologizzati –
soprattutto in campo critico-saggistico – sono talmente ampie e diversificate
che ciascuno – realmente – può trovarvi approdi importanti per ulteriori
ricerche, come pure sostiene il prof. Romano.
Opere come
queste ampliano la conoscenza e permettono anche il sano confronto, pur nella
loro conformazione didascalica – più consona forse all’enciclopedia che al volume
di facile utilizzo – e sono utilissime per la loro esattezza e ricchezza di
contenuti – ben lungi dalle antologie-museo – nel rendere la poesia viva e
presente tra noi, anche quella prodotta decenni ormai lontani. Non è la
finalità storiografica, quella di porre le biografie dei grandi nella teca
chiusa e dorata della memoria e i contemporanei in teche tendenzialmente aperte
nelle quali man mano si assommano materiali, lo scopo del progetto, semmai
quello di rendere viva la Sicilia, tra temi, codici, linguaggi, perplessità,
pensieri e paesaggi di ieri e di oggi affinché ne curiamo il ricordo e ne
facciamo testimonianza.
[1] Da vari anni nell’ambito dello
studio della poesia mi sento particolarmente affascinato da quella che viene
prodotta, oltre che nella mia Regione, in terra di Sicilia. Numerosi eventi
letterari nella forma soprattutto del reading poetico da me organizzati in
Sicilia a partire dal 2013, in varie parti dell’Isola, mi hanno permesso di
conoscere un gran numero di poeti e di entrare in contatto con loro. Una gran
quantità di materiali (poesie lette durante i reading) sono state raccolte in
un ampio volume collettaneo dal titolo Sicilia,
viaggio in versi (Ass. Culturale Euterpe, Jesi, 2019) da me curato che
comprende le opere degli autori che dal 2013 al 2019 hanno preso parte a eventi
letterari in Sicilia tenutisi a Palermo, Bagheria, Messina, Catania e Caltanissetta.
Necessarie, un po’ come nel volume antologico di Russotti in oggetto, due
ripartizioni all’interno del volume – in aggiunta a quella degli autori che
costituiscono la parte centrale del volume – ovvero quella degli “ospiti
speciali” dove figurano, tra gli altri, Maria Grazia Insinga, Salvatore
Mirabile, Tommaso Romano, José Russotti e Lucio Zinna e la sezione “in
memoriam” rivolta a quei poeti che ci hanno lasciato ma che vanno degnamente
ricordati. Quest’ultima sezione è composta da brevi saggi critici stilati dal
sottoscritto e dai poeti Antonino Causi, Antonino Magrì e Grazia Dottore sui
poeti Domenico Asaro (1973-2018), Antonino Bulla (1914-1991), Maria Costa
(1926-2016), Maria Ermegilda Fuxa (1913-2004), Salvatore Gaglio (1949-2017),
Alessandro Miano (1920-1994), Gaetano Zummo (n.d.-2018) e Nino Martoglio
(1870-1921). Quest’ultimo, chiaramente, fu regista e drammaturgo.
[2] Altro poeta inserito nella
sezione dei “Grandi” originario di Linguaglossa, nel Catanese, è Senzio Mezza
che lì nacque e che da anni vive a Scandicci (FI).
[3] Quest’ultimo non è contemplato
in questo primo volume dell’antologia ma mi pare, comunque, opportuno citarlo.