L'autore sul Festival itinerante Kaos: "È un passaggio obbligato, una tappa dello spirito".
Ci siamo: fra pochi giorni inizia l'edizione 2020 di
Kaos festival che quest'anno fa tappa a Palazzo Panitteri, a
Sambuca di Sicilia il 24, 25 e 26 gennaio. Uno dei più bei borghi d'Italia sarà animato da "presentazioni di libri scrittori, editori, musica, teatro e soprattutto convivialità e scambio".
Fattitaliani ha intervistato Michele Barbera, fra i
finalisti della sezione narrativa con il romanzo "
Nessuno deve tacere" (Aulino editore, pagg. 304, €15.00) che vede al centro della narrazione l'adolescente Nico, figlio di un testimone di giustizia.
Qual è stato l'elemento più difficile nel raccontare la storia secondo il punto di vista di Nico?
La difficoltà del cambiamento, del punto di non-ritorno, della coscienza che la realtà che conosciamo è diventata pagina vissuta. C’è anche la paura dell’ignoto, di un qualcosa che non si conosce o non si conosce a fondo. Nico, come tutti i giovani, vive con l’ansia del cambiamento, della volontà di cercare qualcosa di nuovo. Nel nostro caso il cambiamento, però, è traumatico, fuori controllo, una tempesta emotiva e relazionale che lo sconvolge. La gamma di sentimenti a cui ho attinto per descrivere gli stati di animo di Nico è stata una tavolozza da cui attingevo sempre nuovi colori, nuove sfumature che a volte mi sembravano riduttive.
Chi potrebbe essere oggi Nico?
Penso ai tanti giovani che vivono o, meglio, subiscono situazioni di illegalità non per forza mafiose. L’invito a non tacere, a sapersi ribellare è soprattutto rivolto a loro. La voglia di riscatto è anche voglia di lottare per rendere migliori se stessi e la società.
Il titolo va al di là del romanzo: lo ha deciso subito o ci ha pensato parecchio?
Nota dolente! Il titolo ha un tono forte, quasi di monito. Umberto Eco era per il titolo “indefinibile”, che vuole dire tutto e niente (come “Il nome della rosa”) che addirittura potesse “depistare” il lettore. Nel caso di questo romanzo non potevo fare a meno di prendere posizione, ed in modo forte. È una scelta di campo, in cui non ci possono essere compromessi. Ogni spazio lasciato alla mafia diventa connivenza, collusione o, peggio, complicità. Soprattutto nella lotta all’omertà, il terreno grigio dove la mafia ha prosperato. Il titolo è cambiato due-tre volte. Ma alla fine “Nessuno deve tacere” è venuto fuori come un grido dell’anima, come se Nico stesso avesse scelto quel titolo e nessun altro.
Perché il lettore dovrebbe leggere il suo libro?
Penso che il romanzo, il buon romanzo, non deve semplicemente raccontare, ma emozionare. Sono le pagine da cui non ti riesci a staccare, la curiosità di sapere dopo quello che succederà al tuo protagonista in cui ti immedesimi. Nico racconta la sua storia, il lettore la vive con il sentimento. Ho scritto queste pagine dal punto di vista di chi legge che deve essere “catturato” dal romanzo. Ecco, anche alla luce di chi ha letto sinora Nico, penso di aver costruito una buona trappola “emozionale” in cui chi legge non avrà scampo… sino all’ultima pagina. E anche oltre.
Kaos 2020, per Lei l'ennesimo ritorno...
Sono figlio della terra di Pirandello e, dunque, del Kaos! In realtà ho un profondo affetto a questa manifestazione che è stata come una buona stella a cui mi sono affidato sin dai primi “vagiti” letterari. Non ho perso un’edizione. È un passaggio obbligato, una tappa dello spirito che mi dà l’occasione di incontrare tanti amici che condividono non solo la passione della letteratura, ma anche del “libro” in sé come oggetto fisico da sfogliare, da godersi. Al Kaos si va anche per questo. Solo che con le “contaminazioni” gastronomiche, musicali, per immagini, ormai è diventato un caleidoscopio di emozioni che vivificano ed esaltano ogni nuova edizione. Il Kaos sempre in movimento, sempre nuovo, è diventato una risorsa preziosa per tutto il territorio che dobbiamo saper custodire come patrimonio e presidio di cultura. E poi ci si diverte tantissimo! È una festa a cui non ho mai mancato di invitare tutti. Ma proprio tutti. Anche quelli che non leggono.
Giovanni Zambito.