La forza della poesia sta nell’emozione, nella vis che, nella scabra architettura dei versi, nella loro intima
struttura genetica, riesce a creare empatia tra il lettore e l’autore, in uno sforzo
diegetico che va oltre il normale sentire.
La lettura di Dove palpita il mio sogno conduce all’essenza stessa della poetica di
Felice Serino, impulsi creativi che diventano squarci di realtà mistica e
surreale. Parole-simbolo, sprazzi di marmorea emotività che Serino scolpisce nella
loro nudità, senza infingimenti o barocchismi letterari.
Il poeta rifugge da ogni manierismo lessicale e vive la propria spiritualità creativa in una dimensione quasi
sincretica in cui la prosaicità della quotidianità sfocia in proiezioni estatiche:
conosco le voci che muoiono / agli angoli
delle sere.(…) e lo sferragliare dell’ultimo tram / la nebbia che mura le
strade(…) e il freddo letto poi fuori/ dal tunnel/ un altro mattino”.
La palingenesi della natura è un tema costante nella poetica di Felice
Serino che confonde in sé l’umano finito e un ermetismo di respiro universale: la luce si spalma / dentro la parola / che
di sé vive. Ed ancora significativamente i versi: non si chiuderà il cerchio se / come si sa / è del Demiurgo un continuo
creare / infiniti/ mondi-entità col solo sognarsi.
La dimensione onirica, più volte richiamata nei versi, è il privilegio
dell’artista, l’isola dei sensi, del tempo che non passa e crea, l’eterno
divenire dove la Musa trae la sua forza ermeneutica, il travaglio dell’opera e
dove le assonanze emotive hanno la loro forza plasmatica.
Felice Serino vive una genuina stagione artistica, prolifica,
raffinata e meritoria. Egli offre nei versi una lettura nuova della realtà
sensoriale che trascina a sentire le poesie come frammenti di sogni, in cui la
verità è a occhi nudi, che penetra dentro il cuore e la mente del poeta in una
simbiotica ed intima sofferenza: sei come
quell’albero reciso / la cui ferita bianca / non si vede sanguinare.
Il plasma poetico di Felice Serino, dunque, diventa lavacro di
emozioni, candida essenza di sentimento nell’incontro con l’umano. Ma la
sensibilità del poeta va oltre l’orizzonte meramente umano, egli, ha ben chiara
la proiezione verticalistica del proprio spirito: i versi documentano la
religiosità dell’autore che si sviluppa in un tormento che è allo stesso tempo
sicurezza e fonte di ispirazione.
L’afflato della Creazione diventa il “sogno di Dio” che si capovolge a causa
della insipienza umana, di quell’Adamo, che viene interrogato in modo
pleonastico e che esprime nella sua stessa definizione tutta la sua limitatezza.
Il
poeta è alla ricerca sofferta di un mondo
di luce che rappresenta una moderna e pure intima rappresentazione di un
eden perduto, relegato alla sua inferiore limitatezza dalla caducità di una
materialità imperfetta, a cui solo il sogno può rendere l’anelito a quello
infinito essere che chiude il cerchio
tra umano e divino.
Un plauso, dunque, all'attivissimo e prolifico Felice Serino che con le sue creazioni riesce sempre a sorprendere ed emozionare i suoi lettori, accompagnandoli in un cammino artistico che diventa anche comunione di sentimenti e di spirito.
By Michele Barbera