L’agricoltura
siciliana è sicuramente il settore economico primario nell’isola. Essa ha
costantemente sostenuto, con i sacrifici personali di migliaia di coltivatori
diretti e di imprenditori, la qualità dell’economia isolana, fornendo fiato ad
un territorio che in quanto a sviluppo economico e benessere fa acqua da tutte
le parti.
E questo
nonostante una classe politica priva di lungimiranza e pressoché straniata
rispetto ai bisogni ed alle esigenze delle migliaia di imprese agricole
nostrane.
Terminate le
abbuffate con i soldi a pioggia ad una cooperazione che al di là di pochi
baluardi è finita nel tritacarne politico, finite con la spending review
forzata i finanziamenti inutili, gli appalti faraonici e le assunzioni elettorali, ora tocca tirare la cinghia.
A tirare,
però, sono sempre loro gli agricoltori, vittime delle miopie politiche e di
illogicità persistenti della classe dirigenziale.
Due soli
esempi recenti: la speculazione del grano e il crac del sistema dei consorzi di
bonifica.
Sul grano si
è ora mobilitata la protesta dei contadini, protesta da molti vissuta con fastidio. Ma a
rimetterci è stato e sarà chi coltiva la terra e produce uno dei migliori grani
duri del mondo. La Sicilia fin dai temi dei Romani è stata conosciuta come il “granaio
d’Italia”. Ebbene questo granaio sta lentamente morendo, soffocato sull’altare
di un’Europa cannibale che ha via via innescato meccanismi di apertura di mercati che
nuocciono in modo letale all’economia del grano siciliano. A ciò si sono
aggiunti gli speculatori, ladri legalizzati e truffatori organizzati.
Chi
tutela l’agricoltore? Una classe politica disattenta o un sistema di
associazioni di categoria del tutto disarmato e ingenuamente servo del potere
costituito?
Per
raccogliere il grano si vuole tutto un anno. L’agricoltore, pressato da un
sistema fiscale perentorio, da costi di produzione che si moltiplicano
esponenzialmente, soffoca tra le spire di gente che, sfruttando le falle del
sistema di raccolta e di conservazione del grano, si approfitta ignobilmente
della necessità di vendere il prodotto.
Sembra
assurdo, ma è così. Si specula senza scrupoli sul lavoro di tutto un anno in
modo indisturbato. Tanto prima o poi le manifestazioni di piazza finiranno. Ed
i contadini non possono fare “sciopero” in campagna.
Ma non è
finita qui.
L’andamento
climatico di questo anno è stato siccitoso. Le precipitazioni sono diminuite
nel loro complesso di circa il 50% in moltissime zone della Sicilia dove ci
sono uliveti, vigneti e colture arboricole. Il bisogno di acqua è pressante.
L’irrigazione
dei campi è stata garantita nel territorio dal sistema dei Consorzi obbligatori
di bonifica. Un sistema senza dubbio malato, a volte ipertrofico, ma necessario
se non vitale per l’agricoltura.
I consorzi
di bonifica sono stati falcidiati economicamente e strutturalmente. Le
passività, si parla di un fabbisogno complessivo che sfiora i cento milioni di euro, frutto di ataviche inefficienze, dovute alle indebite ingerenze
politiche, sono state ribaltate ancora
una volta sugli agricoltori consorziati, accusati di chissà quale malefatte.
Risultato:
il prezzo dell’acqua è salito a dismisura, con aggravio obbligatorio di pagamento imediato degli arretrati. Un mattone che è piombato tra capo e collo sull’agricoltura
siciliana proprio in un’annata in cui il bisogno di acqua è essenziale.
Perché la
riforma dei consorzi di bonifica non ha seguito quella di tanti enti in cui il “rimaneggiamento”
finanziario è avvenuto gradualmente e non in modo traumatico? La Regione Siciliana
si è resa drammaticamente assente in tutto ciò non pagando gli stipendi per
mesi al personale dei consorzi, riducendo i finanziamenti in modo drastico e rifiutando pagamenti alle banche ed, alla fine,
facendo crollare tutto il peso sulle gambe degli agricoltori bisognosi dell’irrigazione.
Questi due
sono solo due esempi recenti, ma ne potremmo raccontare tanti altri. Dalle
truffe merceologiche ai “colletti bianchi” che spremono per via delle loro cariche
superstipendi da favola.
Chiediamo a
gran voce per tutto il settore un’inversione di rotta: l’agricoltura siciliana
ha bisogno di essere tutelata ed incentivata non truffata ed abbandonata!
By Michele
Barbera
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