Černobyl, piccola città ucraina, conquistò un’improvvisa notorietà
dopo l’incidente avvenuto nella centrale nucleare situata a pochi chilometri di
distanza, avvenuto il 26 aprile del 1986. Le radiazioni emesse al momento del
disastro, secondo la stima dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica
(IAEA), furono pari a 400 volte quelle liberate dalla bomba di Hiroshima. Il
disastro di Černobyl è considerato il più grave incidente legato al nucleare
per scopi civili; eppure, ancora oggi non vi sono opinioni concordi in merito
alle responsabilità dell’incidente, al numero complessivo delle vittime e agli
effetti a lungo termine sull’ambiente e sulla popolazione.
Chissà quanti come me ricordano l’effetto che fece la famosa “nube
radioattiva” una sorta di mostro che vagava per i cieli europei. Le indicazioni
di non mangiare frutta fresca o verdura che poteva essere stata esposta alla “nube”,
i divieti di uscire di casa. Eppure sembrava una cosa così lontana, quasi fantasiosa
che molti la presero per gioco.
Il regime sovietico nascose in modo vigliacco e subdolo per quanto gli
fu possibile la tragedia che era successa: l’incidente avvenne nella notte fra
il 25 e il 26 aprile 1986 nel reattore 4 durante un esperimento e, dalle
ricostruzioni postume, fu probabilmente il tragico risultato di una serie di
manovre scorrette, dei difetti di progettazione dell’impianto e della mancata
conoscenza di alcune caratteristiche del reattore da parte dei tecnici che,
secondo alcune testimonianze, non sarebbero stati adeguatamente istruiti sulle
condizioni di pericolosità del sistema.
Il grave e colpevole ritardo con cui fu diramato l’allarme, la scarsa
conoscenza da parte dei “liquidatori” (cioè dei tecnici e degli operai che
lavorarono sul posto dopo lo scoppio per chiudere il reattore nel “sarcofago”) delle
conseguenze della radioattività contribuirono ad aggravare i danni in misura
esponenziale per la popolazione.
Quanti morti? Decine di migliaia sia in prossimità dell’incidente, sia
a lungo termine. Divieto di abitare nell’area per altri 120 anni.
Eppure pochi sanno che la centrale continuò a funzionare con gli altri
reattori, sino a quando nel 2000 l’ultimo fu spento.
Cernobyl è stato frutto di una spaventosa negligenza e di un errore
grossolano. Ma di quante Cernobyl avremo bisogno per capire che l’atomo non è
una strada sicura per l’energia? O di Fukushima? Negli ultimi cinquant’anni
sono stati registrati CENTOTRENTA INCIDENTI NUCLEARI!
Quanti ancora prima che l’uomo si autodistrugga?
By Michele Barbera