Non
bastavano gli aumenti al “contributo unificato”, le continue ed arzigogolate riforme alle
procedure, i tagli all’organizzazione degli Uffici Giudiziari per le sezioni staccate. C’è qualcos’altro
di particolarmente rischioso e subdolo.
Qualcosa che
rischia di destabilizzare la tutela giudiziaria e l’accesso alla Giustizia di
una notevole parte di cittadini.
Appare significativo quanto detto dal Presidente dell’Organismo Unitario per l’Avvocatura, Mirella Casiello che ha affermato che mentre da un lato in Italia si tende al decentramento per recuperare efficienza amministrativa, per quanto attiene il sistema giudiziario si è andati in senso opposto, accentrando gli uffici, tagliando la giustizia di prossimità, quella cioè di base e periferica, più vicina per definizione ai cittadini.
Appare significativo quanto detto dal Presidente dell’Organismo Unitario per l’Avvocatura, Mirella Casiello che ha affermato che mentre da un lato in Italia si tende al decentramento per recuperare efficienza amministrativa, per quanto attiene il sistema giudiziario si è andati in senso opposto, accentrando gli uffici, tagliando la giustizia di prossimità, quella cioè di base e periferica, più vicina per definizione ai cittadini.
Da parte del
“gruppo di lavoro” guidato da Vietti per conto del Ministro della Giustizia si
è bandizzata l’ennesima riforma che poi non consiste altro, nella sua quasi
totalità, nel taglio orizzontale di tribunali e corti di appello.
Taglio delle corti di appello sino a farne rimanere una in ogni regione, tagli dei tribunali subprovinciali (adesso? dopo che le province sono state abolite?).
Taglio delle corti di appello sino a farne rimanere una in ogni regione, tagli dei tribunali subprovinciali (adesso? dopo che le province sono state abolite?).
Di fatto
gran parte dell’attuale sistema giudiziario verrebbe ad essere smantellato e
notevoli porzioni di territorio abbandonate a se stesse, prive di ogni presidio giudiziario.
Non solo, ma
per effetto dell’aumento delle trasferte, delle notevoli carenze della rete dei
trasporti, della ipertrofia paralizzante a cui sarebbero condannati gli Uffici
superstiti, l’accesso alla giustizia diverrebbe – di fatto – notevolmente più
difficile ed esponenzialmente più costoso.
L’effetto
sarebbe devastante.
Ma, forse, a
chi governa, interessa solo che a lungo andare i cittadini desisteranno dal
chiedere giustizia ai tribunali e, così, finalmente i “numeri” dei contenziosi diminuiranno.
Insomma, per
diminuire i casi di malattia si uccide il malato.
Non lamentiamoci
se tutto questo indurrà un ulteriore disorientamento e disaffezione nel
cittadino: sarà l’ennesimo pasticcio italiano, dove il problema non si risolve,
ma lo si sopprime o -sulla carta - si fa finta che non esista. Senza pensarci
troppo.
Una
Giustizia che non funziona si tradurrà in un far west della convivenza. Tutto
ciò va correlato alla recente “depenalizzazione” di condotte e reati che, per
quanto di minimo spessore criminale, erano estremamente comuni e necessitavano
di un’adeguata opera deterrente costituita – per l’appunto – dalla sanzione
penale.
In ultima
analisi, si va verso una “destrutturazione” del pianeta Giustizia, destinata ad
una eutanasia dalle conseguenze sociali difficilmente prevedibili.
Siamo
assolutamente certi che questa ennesima riforma non risolverà né il problema
degli sprechi nella pubblica amministrazione, né renderà più efficiente la giustizia,
ma solo più difficile e costosa. E correlativamente si assisterà all’acuirsi di
tensioni sociali legate alla mancata ed efficiente amministrazione della giustizia.
Non ci credete? Aspettate e vedrete… lo “zio Totò” è dietro l’angolo, pronto a
sostituirsi – in punta di coltello – a magistrati ed aule di giustizia.
L’unica
speranza è che i parlamentari, soprattutto quelli dei territori periferici, piagati
da un isolamento cronico, si oppongano al risiko della giustizia giocato con
bandierine sulla carta e lancio di dadi e riescano a ribadire le peculiarità della
giustizia e le specificità della tematica, di modo da evitare approvazioni acritiche
e “bulgare” e supinamente prone ai diktat di un governo miope e sfacciatamente
menefreghista.
Le uniche e
vere riforme che servono alla Giustizia sono:
a) un adeguato
numero di magistrati ben preparati affinché le sentenze rispecchino il diritto
e non diano corso ad impugnazioni;
b) unificazione
dei riti e delle procedure con l’adozione di codici processuali semplificati;
c) la
previsione che le liti civili e quelle penali siano precedute da dichiarazioni
di intesa in cui ciascuna parte indichi sin da subito le condizioni per la
cessazione del contenzioso;
d) l’abolizione
delle inutili misure alternative al contenzioso (mediazioni e negoziazioni
varie) che ritardano ed ingolfano le trattazioni degli affari e spesso
acuiscono le tensioni fra le parti.
By Michele Barbera