Downshifting: è la parola d'ordine più trendy che circola dopo un ventennio di stress da super-lavoro e falsi modelli di vita imposti dallo sviluppo post-industriale. Lusso, viaggi, gioielli, ville da nababbi ed auto fuoriserie. Tutto abbandonato?
Complice la crisi che ha flagellato il benessere (falso) dei Paesi occidentali, il "net-pensiero" ha abbracciato uno strano ritorno alle origini: meno lavoro, meno jet-set, meno stress da carrierismo cinico ed opprimente, meno egoismo finanziario e speculazione ambientale. Tutto questo ( ed altro) è il downshifting che in inglese letterale significa "scalare le marce", ossia "rallentare", vivere slow.
Dunque, rallentare, recuperare il senso della vita vera, semplificare le nostre abitudini, non inseguire obiettivi ed orari di lavoro massacranti ed alienanti, non rincorrerci l'un l'altro come i famosi criceti sulla ruota.
I top manager del boom speculativo internettiano, i "quelli-che-tutto-possono-e-vogliono" si sono fermati. Hanno ceduto il passo a figure "tardo-hippy" che credono nei valori veri ed ecosostenibili, in uno sviluppo a passo d'uomo.
Verrebbe da dire che... hanno scoperto l'acqua calda.
E' chiaro che in questi ultimi tempi con il moltiplicarsi del fenomeno sono cresciuti a dismisura manuali, blog, circoli, addirittura "scuole" dove il downshifting viene insegnato come pseudofilosofia di vita, come un lifestyle che coinvolge e sconvolge le abitudini da baby-boomers.
Non sono contrario. Anzi, posso dire che da anni lo pratico, forse in maniera inconscia.
Il mio ultimo libro (Il testamento di Vantò) è incentrato, inconsapevolmente, proprio su una figura (quella del protagonista) che del downshifting ha fatto una ragione di vita ed è disposto a tutto pur di testimoniare coerentemente la sua logica.
Ma è chiaro che ognuno dei "capi-pensiero" o opinion leader, come fa più chic, interpreta il "pensiero del vivere lento" a suo modo, con i suoi paletti e con la sua logica.
E c'è già chi critica le interpretazioni altrui di un "libero" pensiero che significa solo vivere in semplicità e con modestia, senza forzare e senza forzarci.
Credo che il primo esempio di downshifting sia proprio Papa Francesco, umile, semplice, che proprio per questo ha miracolosamente rivoluzionato una Chiesa arroccata su privilegi e travolta da scandali.
Il contrario del downshifting?
Facile. Guardate quello che è stato la nostra politica. Guardate le macerie ignobili dello spreco. Ricordate le mega-feste ed i festini. Le escort, le macchine di lusso ed i villoni con piscina riscaldata incorporata.
Per il resto non sono contrario a che si discuta del downshifting, magari a sproposito
E' giusto che le buone idee ed i buoni valori siano discussi e praticati, purché non li esasperi sino ad idolatrarli o, peggio ancora, vengano degradati a mode temporanee e frivole.
Perché nel downshifting non c'è nulla di frivolo o modaiolo.
Anche se... mi chiedo quanti di questi novelli profeti del "ritorno alla natura" e del "riappropriamoci della nostra vita" abbandoneranno il loro smartphone per il ritorno alla più sobria "app" dell'agenda di carta (ovviamente e rigorosamente riciclata).
By Michele Barbera