In questi giorni di chiacchiere (fisiologicamente sterili) sul recente svolgimento della manifestazione "Inycon", un paio di amici mi hanno tirato in ballo, ricordandosi improvvisamente (dopo oltre vent'anni!) che il primo regolamento del marchio "Inycon" lo avevo redatto io in collaborazione con la Giunta dell'epoca. E lamentando quasi il mio silenzio sulla querelle che divide (si fa per dire) i menfitani.
A prescindere dal fatto in sé, è ovvio che il mio contributo, senza polemiche, non può che essere dato se non a titolo personale.
Inycon era nata come una manifestazione "fuori dagli schemi". Non la solita fiera paesana o sagra alimentare. Era nata come un mix sensoriale, in cui l'utente doveva trarre emozioni culturali e materiali, fisiche.
Il suo "marchio" era un riassunto di simboli che traevano vita ed energia dalla celebrazione della natura. In questo contenitore, protagonista, di sicuro, era l'uva ed il suo diretto discendente, il vino, o meglio, la cultura, il mito, la tradizione del vino. Un elemento trascinante che coinvolgeva il "fattore umano" e sociale di Menfi e della sua civiltà contadina, che aveva saputo costruire una tradizione enologica di tutto rispetto.
Già l'amico Salvo Ognibene, nel suo blog, nel 2016 lamentava una sorta di involuzione della manifestazione, a cominciare dal restyling del marchio e si poneva seri interrogativi sull'identità della manifestazione lasciata quasi ad un innaturale "decadimento".
In breve, faccio le seguenti osservazioni:
a) Inycon deve costruirsi (o ri-costruirsi) una propria identità forte e chiara. Deve puntare ad amplificare l'offerta culturale del "vino" non semplicemente come alimento da degustare, ma come frutto di una tradizione che coinvolge tutti i sensi della conoscenza.
b) Inycon non si può improvvisare, né ha senso rincorrere altre realtà che, per motivi di marketing o per disponibilità di fondi, puntano a una grandeur che, magari, è in stretta contingenza a fattori economici e di disponibilità finanziarie.
c) Bisogna rivalutare la Storia di Inycon. Le istantanee del passato sono ricordi che fanno riflettere e mostrano le radici culturali di una manifestazione evocativa che non è fiera o sagra, ma vuole essere celebrativa di un fenomeno culturale prima che gastronomico. Un fenomeno che fa storia e diventa memoria.
d) Inycon non è il Carnevale di Sciacca o il Palio di Siena. L'identità di Inycon è quella degli agricoltori che mettono a frutto la terra, è il paesaggio, la natura, il sapore fragrante delle olive molite, l'aroma speziato del mosto ed il calore delle messi che maturano al sole.
Inycon non si conta dal numero degli espositori ma dal messaggio che sa trasmettere e che fidelizza l'utente.
Più che "offrire" il vino, mostriamo "come si fa" il vino, cos'è il vino, da dove viene, unitamente alla sua storia e, perché no, al suo mito.
In ciò non ha senso processare questa o quell'Amministrazione comunale.
Il successo di Inycon non dipende dall'individuo, ma dalla collettività, dal "senso di gruppo" che deve contraddistinguere la comunità, con il collante dell'accoglienza e dell'ospitalità.
Spero che questi miei pensieri aiutino a riflettere, tutti, compresi i miei amici.
Lunga vita ad Inycon.
By Michele Barbera
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