Ormai è un dato di fatto e credo che tutti (i politici) lo abbiano
capito. Finita la prima repubblica, zoppicante e moribonda la seconda, la
neonata Terza Repubblica ha sicuramente dato il colpo di grazia a quelli che si
credevano “feudi” sicuri, bacini quieti di percentuali assodate: l’elettorato ha
fatto fuori a colpi di scheda elettorale maggioranze di sinistra, centro,
destra e arcobaleno-trasversali.
Questione di maturità? Credo di sì. I vecchi partiti, che come balene spiaggiate,
fisse ed inamovibili, colonizzavano i territori ed i collegi elettorali come
fossero cosa loro, devono per forza prendere atto, di mala voglia, che l’elettore
medio se ne frega (per fortuna) delle appartenenze ideologiche.
Si è innescato uno spoil-system politico ed il vento del consenso cambia
con la stessa rapidità della insoddisfazione dell’elettorato.
Le roccaforti ideologiche che nascondevano sistemi clientelari di
vetusta tradizione crollano una dopo l’altra. Da un lato l’astensionismo sembra
una fede politica (l’unica) immarcescibile, ma la volubilità del voto è l’unica
costante da un quinquennio a questa parte. Chi vota a sinistra non perde tempo
a girare le spalle a fallimenti politici o a discrediti governativi.
La domanda è a questo punto “cosa cerca l’elettorato”?
Il popolo (almeno quello che vota) se è disposto a farsi infinocchiare
una volta, non lo è più alla tornata elettorale successiva.
Si dirà che bisogna fare un distinguo tra le amministrative e le
nazionali.
Boh. Le elezioni europee, da questo punto di vista, saranno la sicura
cartina di tornasole.
In fin dei conti che il politico sia insicuro sul territorio a me sta
bene. Forse, questo lo condurrà ad essere più credibile e coerente, a non fare
promesse impossibili ed a dare uno sguardo in più ai reali e concreti problemi
della gente.
Finalmente, credo che le elezioni diventeranno non un’illusione di
democrazia, ma la resa dei conti di un popolo che non vuole più essere bistrattato
e preso in giro da apprendisti stregoni o da pirati del consenso estorto. Salvo
errori. Ma, almeno, ci saranno i paletti elettorali a fare la differenza.
Come dire, finché ci sono elezioni c’è speranza. L’importante è ricordarsi
che il giro sulla giostra non dura per sempre e, scendendo, c’è sempre il
rischio di cadere e farsi male.
By Michele Barbera