L'anno 2017 è stato un anno di elezioni in tutta Europa e nel mondo. Ancora non è finito l'anno ed avremo le elezioni regionali in Sicilia. Ma in tutte queste campagne elettorali, in ogni cabina di voto c'è stato e c'è un comune denominatore: la paura.
Paura. E' da ipocriti non riconoscerlo. La paura ha soggiogato gli elettori: paura della crisi, dell'immigrazione, della guerra, del terrorismo. Della povertà. Sopratutto.
La paura alimenta sfiducia e, questa, l'astensionismo.
Se una volta si diceva che il popolo votava con la pancia piuttosto che con la testa, oggi la spinta al voto, abbandonata ogni ideologia vaga ed astratta, vola terra terra. E quando manca la spinta, non si va a votare, pensando che la nostra protesta venga notata.
Non è così. Mai più che in ogni situazione, l'assente ha torto.
Chi non vota fa vincere i "furbastri" della politica, del malaffare e dell'opportunismo.
No a tutto questo.
C'è bisogno di protezione, di certezza, di decisioni e di saper fare.
Nel generale disaffezione per la politica e per i politici, tutti - dico tutti - partiti, movimenti ed associazioni varie si sono dimostrate incapaci del consenso ottenuto e menefreghisti rispetto alla cosa pubblica: l'elettore vota oggi più per impulso istintivo di sopravvivenza che per un calcolo ragionato.
Oggi, purtroppo, non ci si affida al candidato che appare più onesto e capace, oppure a quello da cui spera di poter riscuotere qualcosa o di ricevere la classica raccomandazione. Vige l'imperativo opposto: va premiato il candidato più urlante, che alza la voce e millanta onestà e se c'è, magari, la protesta, allora il voto va bene. Il candidato rassicura se è campanilista, protezionista, razzista se non nelle parole, nei fatti. O viceversa.
C'è voglia di scardinare la palude politica e i soliti noti che fanno della loro carica una comoda mangiatoia e del vuoto chiacchiericcio il loro vangelo.
C'è voglia di cambiare, ma nel dopo-berlusconismo nulla è cambiato. Specie in politica. Addirittura nei movimenti populisti si è verificato che nella stessa famiglia uno è senatore e l'altro e deputato.
Si vede in giro gente a zero valore che ha saputo semplicemente cavalcare l'onda, appuntarsi il distintivo e proclamarsi sceriffi della politica ma solo per soddisfare una fame atavica di potere e di denaro.
In Sicilia, l'acqua, bene primario e prezioso, da bene pubblico inalienabile è diventato merce privata, alimentando un commercio pieno e marcio di corruzione, nonostante il volere contrario della gente.
La crisi economica è ben lontana dall'essere risolta, l'Africa ed il Medio Oriente sono bombe ad orologeria pronte ad esplodere, da dove si esporta disperazione e terrorismo.
La Sicilia è al centro di tutto questo, di quel Mediterraneo che è divenuto snodo cruciale di civiltà.
Non abbiamo bisogno di accattoni, apprendisti stregoni, arruffoni della politica. O di mafiosi e settari con il volto perbene.
Per fare tutto questo l'elettore deve andare a votare e deve impegnarsi.
Invito la gente ad andare a votare e a dire chiaro al politico che lo si è votato. Seguite il vostro candidato, perseguitatelo, chiedetegli il rendiconto del voto, del suo impegno. Sputtanatelo se necessario: è uno di voi. Ha il vostro mandato. Non esistono politici intoccabili o "potenti". Non votate candidati "al buio" perché non siete servi sciocchi, ma cittadini intelligenti.
Non votate il migliore perché ve lo dicono, ma perché credete realmente che lo sia. E se non rispetta il suo mandato... A CASA!!!
Tutto non può finire nella paura.
Questo dovrebbe essere lo slogan dei nostri, più che politici, amministratori.
By Michele Barbera