sabato 30 settembre 2017

IL VOTO DELLA PAURA, MA E' SBAGLIATO NON VOTARE


L'anno 2017 è stato un anno di elezioni in tutta Europa e nel mondo. Ancora non è finito l'anno ed avremo le elezioni regionali in Sicilia. Ma in tutte queste campagne elettorali, in ogni cabina di voto c'è stato e c'è un comune denominatore: la paura. 
Paura. E' da ipocriti non riconoscerlo. La paura ha soggiogato gli elettori: paura della crisi, dell'immigrazione, della guerra, del terrorismo. Della povertà. Sopratutto. 
La paura alimenta sfiducia e, questa, l'astensionismo.
Se una volta si diceva che il popolo votava con la pancia piuttosto che con la testa, oggi la spinta al voto, abbandonata ogni ideologia vaga ed astratta, vola terra terra. E quando manca la spinta, non si va a votare, pensando che la nostra protesta venga notata. 
Non è così. Mai più che in ogni situazione, l'assente ha torto. 
Chi non vota fa vincere i "furbastri" della politica, del malaffare e dell'opportunismo. 
No a tutto questo.
C'è bisogno di protezione, di certezza, di decisioni e di saper fare. 
Nel generale disaffezione per la politica e per i politici, tutti - dico tutti - partiti, movimenti ed associazioni varie si sono dimostrate incapaci del consenso ottenuto e menefreghisti rispetto alla cosa pubblica: l'elettore vota oggi più per impulso istintivo di sopravvivenza che per un calcolo ragionato. 
Oggi, purtroppo, non ci si affida al candidato che appare più onesto e capace, oppure a quello da cui spera di poter riscuotere qualcosa o di ricevere la classica raccomandazione. Vige l'imperativo opposto: va premiato il candidato più urlante, che alza la voce e millanta onestà e se c'è, magari, la protesta, allora il voto va bene. Il candidato rassicura se è campanilista, protezionista, razzista se non nelle parole, nei fatti. O viceversa.
C'è voglia di scardinare la palude politica e i soliti noti che fanno della loro carica una comoda mangiatoia e del vuoto chiacchiericcio il loro vangelo. 
C'è voglia di cambiare, ma nel dopo-berlusconismo nulla è cambiato. Specie in politica. Addirittura nei movimenti populisti si è verificato che nella stessa famiglia uno è senatore e l'altro e deputato. 
Si vede in giro gente a zero valore che ha saputo semplicemente cavalcare l'onda, appuntarsi il distintivo e proclamarsi sceriffi della politica ma solo per soddisfare una fame atavica di potere e di denaro.
In Sicilia, l'acqua, bene primario e prezioso, da bene pubblico inalienabile è diventato merce privata, alimentando un commercio pieno e marcio di corruzione, nonostante il volere contrario della gente.
La crisi economica è ben lontana dall'essere risolta, l'Africa ed il Medio Oriente sono bombe ad orologeria pronte ad esplodere, da dove si esporta disperazione e terrorismo. 
La Sicilia è al centro di tutto questo, di quel Mediterraneo che è divenuto snodo cruciale di civiltà. 
Non abbiamo bisogno di accattoni, apprendisti stregoni, arruffoni della politica. O di mafiosi e settari con il volto perbene. 
Per fare tutto questo l'elettore deve andare a votare e deve impegnarsi. 
Invito la gente ad andare a votare e a dire chiaro al politico che lo si è votato. Seguite il vostro candidato, perseguitatelo, chiedetegli il rendiconto del voto, del suo impegno. Sputtanatelo se necessario: è uno di voi. Ha il vostro mandato. Non esistono politici intoccabili o "potenti". Non votate candidati "al buio" perché non siete servi sciocchi, ma cittadini intelligenti. 
Non votate il migliore perché ve lo dicono, ma perché credete realmente che lo sia. E se non rispetta il suo mandato... A CASA!!! 
Tutto non può finire nella paura
Questo dovrebbe essere lo slogan dei nostri, più che politici, amministratori. 
By Michele Barbera 




venerdì 22 settembre 2017

FEMMINICIDIO: LA STRAGE ANNUNCIATA E LE CHIACCHIERE INUTILI

Ci sono cose che nessuno può sopportare. Ci sono notizie che nessuno vorrebbe ascoltare ed eventi che nessuno dovrebbe vivere. 
Il "femminicidio" è un abominio che dovrebbe essere lontano anni luce da una società civile. La tanto proclamata "parità dei sessi" si infrange inevitabilmente sull'iniquo rapporto di forza fisica tra l'uomo e la donna. 
Non ci sono spiegazioni. Solo brutalità, violenza, sopraffazione. Proprio all'interno di quelle mura e da parte di quelle persone che dovrebbero proteggere e farci sentire al sicuro, voluti bene. E poi, rabbia, dolore, senso di impotenza di fronte a quello che è accaduto. 
Parole, le nostre. Come quelle sentite dai politici, criminologi, psicologi. In questi mesi, in questi giorni. Inutili e quasi fastidiose. 
Nessuno ha un rimedio, specie se calato dall'alto, perché non basta una legge, non basta un proclama per fare scomparire il malessere di una società che lo vive dal suo interno. 
Non è una questione di "proibire" o la "castrazione chimica" o la "terapia farmacologica". Tanto vale prevedere la pena di morte e la giustizia sommaria con fucilazione alla schiena. 
Ma per uno che muore, quanti ne verranno dietro, sia pure per un malato e perverso gioco emulatorio?
Occorre rispetto. Solo questo. Rispetto. 
Il rispetto parte dal basso, dalle famiglie, dal dialogo marito-moglie, dall'educazione dei giovani, dalle scuole. Il rispetto nei confronti dei propri familiari, dei propri insegnanti, dei propri amici.
Sapere che la propria libertà finisce quando inizia quella degli altri. 
Semplice. 
I mariti non sono padroni delle mogli. Né possono pretendere che le mogli siano sottomesse a loro come serve o schiave, pronte a soddisfare ogni loro capriccio o volere. 
La società è cambiata nei secoli. Il matrimonio è diventata una barca in cui a remare debbono essere in due. E tutti e due debbono remare nella stessa direzione. Altrimenti è lo sfascio, la deriva.
Rispetto, sempre quello. Chiamatelo obbligo morale o furba convenienza. Ma è così.
I genitori debbono sapere che hanno il grande dovere di "educare" i figli, non semplicemente di acquistare loro l'ultimo smartphone per "farlo contento" o di lasciarli uscire a orari impossibili per "farli divertire, che tanto tutti fanno così". 
Rispetto e regole. A cominciare dalle famiglie. Facciamo sentire ai nostri figli, ai nostri giovani che non sono soli, che nella vita non tutto è permesso, ma occorre anche sapere rispettare le indicazioni dei genitori. 
Cominciano da ora, da subito. Senza aspettare "leggi" e castrazione chimica. 
Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere alla generazione del "per favore", del "buon giorno" o "buona sera". 
Da ultimo, mi rendo conto, da avvocato, che troppo spesso la donna che accusa viene sottovalutata da molti operatori giudiziari, o presa per pazza o isterica. Succedere più spesso di quello che pensiamo. L'accusa cela un bisogno disperato di aiuto. Che deve essere valutato, corretto, seguito, assistito. Il più delle volte viene deriso.
Non ci vogliono leggi speciali, ma solo una corretta applicazione di quelle esistenti. Con un occhio attento. 
Perché spesso la donna da sola non ce la fa. Non possiamo pretendere che ogni donna si trasformi in Rambo e che viva la sua giornata come in una trincea, ad avere paura di chi le sta vicino e dovrebbe condividere con lei la gioia di vivere. 
I rapporti malati vanno troncati. 
E se a volte si è deboli per farlo, o la paura frena, chiedere aiuto non deve essere fonte di vergogna o di imbarazzo, ma la realizzazione di un diritto da gridare a gran voce, di quella libertà di essere e di vivere che troppo spesso finisce calpestata dall'indifferenza, se non dalla derisione.
By Michele Barbera

sabato 2 settembre 2017

LA SICILIA IN GIALLO OSPITE A MENFI NE "LE FEDERICIANE"



A Menfi, in occasione delle giornate "Le Federiciane", patrocinate dall'Istituzionale Culturale "Federico II°" siamo ospiti con "GialloSicilia - Eventi 2017" di un incontro con i lettori di giallo e non. Si discuterà del romanzo di genere, delle sue variazioni, costruzioni e regole e perché no, delle sue... sfumature.  
Protagonista assoluto.... il pubblico!
Ospiti, naturalmente,... il maresciallo Liberti, il misterioso Vantò, l'avvocato Billemi e gli altri autori, investigatori e detective che hanno reso celebre il romanzo giallo in Sicilia. 
Non mancate... non ci sono alibi che tengano!
By Michele Barbera