Metti che l’ISTAT verifica l’aspettativa di vita nel Paese. Metti che
un neonato veneto o marchigiano ha circa due anni in più di “aspettativa di
vita” rispetto al neonato siculo. Metti che un sessantacinquenne lombardo ha in
media un anno e tre mesi in più di vita rispetto al coetaneo siciliano.
Siamo in coda all’Italia. Per dirla senza portare troppo sfiga, chi
nasce (e vive) in Sicilia statisticamente passa a miglior vita circa due anni prima
che i fortunelli delle regioni settentrionali.
Di chi è la colpa? Della mafia? Del “troopppooo sole e caldo”? Dei malefici
influssi di un misterioso stregone voodoo leghista? Dell’Etna che non si è tolto il vizio del fumo?
Molto più prosaicamente e cinicamente, i siciliani ci curiamo di meno.
Rinunciamo a curarci. Leggo l’articolo-inchiesta di Giusi Spica su Repubblica,
che riprende le statistiche dell’ISTAT 2015, e mi si accappona la pelle. Medicine
che costano troppo, turni eterni per le visite, servizi scadenti ed
inesistenti. Ed il siciliano rinuncia.
Italiani di serie B, mi viene da dire. Forse. Ma questo non cancella i
servizi che non ci sono, farmaci cari, sanità scadente e barbina, scudisci che
flagellano la (mala)salute isolana.
In Sicilia, la culla del mediterraneo, l’ombelico del mondo, tempio di
civiltà si muore prima. E non di inquinamento e neanche di lupara.
Semplicemente perché il siciliano ha una sanità più scadente nel resto di
Italia. Ed i nostri medici, i migliori, fuggono. Ed il nord non cessa di essere
meta dei viaggi della speranza. E chi non ha soldi?
Peggio per lui.
Da noi, in Sicilia, vige da sempre il detto: “la liggi è uguali pi tutti, e cu avi la rana si ni futti”. I
quattro ricconzoli isolani, di bene o cattiva sorte, non hanno preoccupazione.
Al limite al limite, se proprio dobbiamo farne una questione anagrafica,
spostano la residenza in qualche loft milanese o in Val Brembana o, magari, per
i lungodegenti in qualche clinicozza elvetica. Il popolino, gregge di pecoroni,
che non ha mai contato che crepi pure. E chi se ne fotte delle statistiche.
Amara verità. Amarissima.
Soprattutto per chi ama questa terra e vorrebbe viverci… il più a
lungo possibile.
By Michele Barbera