L'intervista su "LA SFIDA"
IL CRUDELE GIOCO DELLE COLPE APPARENTI:
IL NUOVO GIALLO DI MICHELE BARBERA
Incontriamo nella nostra Redazione il pluripremiato scrittore e poeta Michele Barbera sul nuovo romanzo giallo “Colpe Apparenti”, pubblicato da Aulino Editore.
D.: Dal genere legal di “Esame incrociato” al neorealismo sociale de “Il testamento di Vantò”, ora approdi gradevolmente al giallo di “Colpe apparenti”. Ti piace esplorare i generi o fai esperimenti?
R: Di certo non so stare fermo. Lascio libero sfogo alla mia creatività, non voglio imbrigliarla in binari predefiniti. Ho scritto poesie, prosa teatrale, narrativa, ed anche saggistica. Mi dichiaro “colpevole”, ma quale scusante posso dirti che gran parte degli autori che apprezzo hanno avuto esperienze eclettiche: tra i miei poeti preferiti c’è Pirandello, ad esempio, che ha scritto liriche molto intense, e di recente ho finito di leggere le poesie di Vazquez Montalban, famoso giallista, autore di quel Pepe Carvalho che ha ispirato a Camilleri il personaggio di Montalbano.
D: Ritorniamo al giallo. Il maresciallo Liberti chi è? Un filosofo carabiniere o un carabiniere filosofo?
R: Il maresciallo Liberti è, doverosamente, un personaggio forte, intenso, incisivo. Il lettore di gialli e l’autore, sanno che un buon detective o lo si ama o lo si odia. C’è in tutti una componente narcisistica che si dissolve nelle pieghe dell’intreccio narrativo. Ma il carattere del protagonista, la sua ombra, deve essere presente in tutte le pagine del romanzo, anche là dove apparentemente non si parla di lui. Liberti è uno a cui piace ragionare sulle cose, ma è giovane, a volte deve frenare l’impulsività, o, meglio, l’istinto. Forse per questo è nato con la divisa di carabiniere, per una certa idea di ordine, di metodo.
D: Mi pare che Liberti non nasce, però, con “Colpe apparenti”…
R: In effetti no. E, se debbo essere sincero, ho scritto il romanzo quasi odiando me stesso. Il maresciallo è stato protagonista di un giallo precedente “Qualcosa di importante” selezionato da una Giuria presieduta dal magistrato e scrittore De Cataldo e poi pubblicato da Mondadori. Avevo accantonato quell’esperienza per paura di un personaggio “seriale” che finisse per fagocitare tutta la rimanente produzione letteraria. Ma poi ho ceduto alle insistenze di chi aveva letto il primo giallo e Liberti è finito con il riproporsi di prepotenza. Del resto chi può resistere all’impeto autorevole di un maresciallo?
D: Qual è, secondo te, la prima qualità che deve possedere uno scrittore di gialli?
R: L’umiltà di mettersi da parte. Si scrive come guardando da uno spioncino. Una sorta di Grande Fratello ante litteram. Il lettore non ha bisogno di commenti o intrusioni dell’autore: deve concentrarsi sulla trama, sentirsi coinvolto dall’intreccio. E quasi spinto a dare lui consigli all’investigatore. Deve arrabbiarsi perché ancora nessuno ha notato quel particolare che lui ha colto. In questo flirt tra lettore ed investigatore, ogni ingerenza dell’autore è pericolosa. Ecco perché, alla fine, personaggi come Sherlock Holmes, Maigret, Poirot, il Commissario Montalbano vivono di vita propria ed appaiono figure reali, concrete. E, magari, diventano più famosi dei loro autori. Fanno parte di un patrimonio collettivo, un immaginario comune.
D: Hai già avuto riscontri di pubblico per “Colpe apparenti”?
R: Chi l’ha letto non si è lamentato. Sto scherzando. Il riscontro è stato lusinghiero. Il romanzo ha già esaurito la prima edizione. E’ stato presentato al Letterando InFest a Sciacca, al Kaos dei Monti Sicani, al Festival Multimediale-Memorial F. Capra di Bisacquino, diretto dalla brava Betty Scaglione. Oltre alla Fiera del libro di Barbarà delle Madonie. Ho riscontrato un interesse ed un affetto dei lettori superiore alle mie aspettative. Il “tour” prosegue. E, poi, si sa che i marescialli dell’Arma sono infaticabili. Il maresciallo Liberti tiene il passo, sono io che – a volte – fatico a stargli dietro.
D: La domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno. Il romanzo avrà un sequel?
R: Debbo chiedere il permesso al maresciallo. Liberti è gelosamente riservato delle indagini che conduce. Diventa pure scontroso. Ma al momento opportuno sarà lui a farsi avanti. O io a rubargli le carte.
D: Siamo già al delitto? Non temi la reazione del “maresciallo”?
R: Da avvocato invocherei l’impunità per alterazione mentale o stato di necessità per la costrizione dei miei lettori. La mia sarebbe, al più, una colpa innocente. O, meglio, apparente.
R: Di certo non so stare fermo. Lascio libero sfogo alla mia creatività, non voglio imbrigliarla in binari predefiniti. Ho scritto poesie, prosa teatrale, narrativa, ed anche saggistica. Mi dichiaro “colpevole”, ma quale scusante posso dirti che gran parte degli autori che apprezzo hanno avuto esperienze eclettiche: tra i miei poeti preferiti c’è Pirandello, ad esempio, che ha scritto liriche molto intense, e di recente ho finito di leggere le poesie di Vazquez Montalban, famoso giallista, autore di quel Pepe Carvalho che ha ispirato a Camilleri il personaggio di Montalbano.
D: Ritorniamo al giallo. Il maresciallo Liberti chi è? Un filosofo carabiniere o un carabiniere filosofo?
R: Il maresciallo Liberti è, doverosamente, un personaggio forte, intenso, incisivo. Il lettore di gialli e l’autore, sanno che un buon detective o lo si ama o lo si odia. C’è in tutti una componente narcisistica che si dissolve nelle pieghe dell’intreccio narrativo. Ma il carattere del protagonista, la sua ombra, deve essere presente in tutte le pagine del romanzo, anche là dove apparentemente non si parla di lui. Liberti è uno a cui piace ragionare sulle cose, ma è giovane, a volte deve frenare l’impulsività, o, meglio, l’istinto. Forse per questo è nato con la divisa di carabiniere, per una certa idea di ordine, di metodo.
D: Mi pare che Liberti non nasce, però, con “Colpe apparenti”…
R: In effetti no. E, se debbo essere sincero, ho scritto il romanzo quasi odiando me stesso. Il maresciallo è stato protagonista di un giallo precedente “Qualcosa di importante” selezionato da una Giuria presieduta dal magistrato e scrittore De Cataldo e poi pubblicato da Mondadori. Avevo accantonato quell’esperienza per paura di un personaggio “seriale” che finisse per fagocitare tutta la rimanente produzione letteraria. Ma poi ho ceduto alle insistenze di chi aveva letto il primo giallo e Liberti è finito con il riproporsi di prepotenza. Del resto chi può resistere all’impeto autorevole di un maresciallo?
D: Qual è, secondo te, la prima qualità che deve possedere uno scrittore di gialli?
R: L’umiltà di mettersi da parte. Si scrive come guardando da uno spioncino. Una sorta di Grande Fratello ante litteram. Il lettore non ha bisogno di commenti o intrusioni dell’autore: deve concentrarsi sulla trama, sentirsi coinvolto dall’intreccio. E quasi spinto a dare lui consigli all’investigatore. Deve arrabbiarsi perché ancora nessuno ha notato quel particolare che lui ha colto. In questo flirt tra lettore ed investigatore, ogni ingerenza dell’autore è pericolosa. Ecco perché, alla fine, personaggi come Sherlock Holmes, Maigret, Poirot, il Commissario Montalbano vivono di vita propria ed appaiono figure reali, concrete. E, magari, diventano più famosi dei loro autori. Fanno parte di un patrimonio collettivo, un immaginario comune.
D: Hai già avuto riscontri di pubblico per “Colpe apparenti”?
R: Chi l’ha letto non si è lamentato. Sto scherzando. Il riscontro è stato lusinghiero. Il romanzo ha già esaurito la prima edizione. E’ stato presentato al Letterando InFest a Sciacca, al Kaos dei Monti Sicani, al Festival Multimediale-Memorial F. Capra di Bisacquino, diretto dalla brava Betty Scaglione. Oltre alla Fiera del libro di Barbarà delle Madonie. Ho riscontrato un interesse ed un affetto dei lettori superiore alle mie aspettative. Il “tour” prosegue. E, poi, si sa che i marescialli dell’Arma sono infaticabili. Il maresciallo Liberti tiene il passo, sono io che – a volte – fatico a stargli dietro.
D: La domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno. Il romanzo avrà un sequel?
R: Debbo chiedere il permesso al maresciallo. Liberti è gelosamente riservato delle indagini che conduce. Diventa pure scontroso. Ma al momento opportuno sarà lui a farsi avanti. O io a rubargli le carte.
D: Siamo già al delitto? Non temi la reazione del “maresciallo”?
R: Da avvocato invocherei l’impunità per alterazione mentale o stato di necessità per la costrizione dei miei lettori. La mia sarebbe, al più, una colpa innocente. O, meglio, apparente.
GRAZIE!