Gran bella gente i saccensi. Lo dico sul serio. Li frequento da
decenni e ne apprezzo le qualità, prime fra tutte la disponibilità e la
passionalità. Sì, dico, la passionalità. Quando si “fa prendere” per una cosa,
il saccense vi butta dentro tutto il suo cuore, il suo entusiasmo e la sua
passione. Così è per il carnevale, per la pesca, e… tante altre cose. Non per
nulla è la città del famoso “Caso”, la saga di due famiglie dei secoli andati che
si accapigliarono per una imbrogliata storia d’amore. Non so se Shakespeare ha,
in qualche modo, tratto ispirazione da Sciacca, ma la storia si ripete.
A modo
suo, ovvio.
Così anche a noi capita di essere travolti dal destino e di diventare
testimoni inconsapevoli di eventi che (chi lo sa…) un giorno potrebbero
diventare materia di esegesi per gli storici.
Frequento Sciacca ogni giorno e mi capita spesso di dovermi spostare
da un capo all’altro della città. Capita di dover attraversare la Via Amendola,
una strada a doppio senso che rappresenta (scusate l’azzardo) il cordone ombelicale
che collega la Perriera (Uffici, Caserme, Commissariati, Tribunale, etc…) alla
Marina, cioè a dire la zona bassa della città. Onestamente, anche nelle c.d. “ore
di punta” non è che ho constatato mai tutto stò gran traffico… al massimo otto,
nove vetture in ordinata fila che scivolano nelle varie direzioni. L’abbozzo di
rotonda all’incrocio con la Via Ovidio aveva ordinato ulteriormente il
traffico. Il vero problema era costituito dal “parcheggio selvaggio” da ambo i
lati in doppia fila che restringeva, fin quasi ad ostruirla, la carreggiata. E’
stato questo (a parte qualche piccolo “crollo” e qualche guasto alla fognatura
e/o acquedotto di turno) a rallentare il traffico.
L’altro giorno, ahimè, scendo dalla Via Amendola verso Via Lido.
Dovevo far firmare dei documenti e vedere un paio di persone. Al ritorno, TOH!,
trovo uno sbarramento di cui non mi ero accorto: la via Amendola chiusa al senso di marcia in
salita. Dietro di me si ferma un’altra vettura. Ci guardiamo con la stessa
espressione sbigottita. E una domanda ci assale: perché?
Si affianca un pescatore con l’Ape, ci guarda e fa sardonico: Chi ffà? Arristastivu alluccuti? Ficiru la
spittizza! (tradotto: “che fa, siete meravigliati? Hanno fatto la furbata!”)
Con il malcapitato “collega” automobilista ci fu un rapido consulto. Percorrere
tutta la Via Lido e risalire dall’altro capo della Perriera? Fare cinque e passa
chilometri in cambio di 50 metri? Oppure risalire dall’altro lato percorrere
tutto il ponte della Perriera, traffico e semafori annessi, per ritrovarsi poi
sempre alla rotonda di Via Amendola, altri chilometri ed altro tempo perso?
Oppure percorrere il disagiato ponte del Cansalamone, uscire da Sciacca e
reinfilarsi dalla S.S. 115 alla Perriera, sei chilometri e passa?
Alla fine mi sono perso a girovagare, clacsonando dietro un camion per
tutta la Via Lido e maledicendo tutti i diavoli protettori del traffico. Risalendo
dalla Perriera in contrada Foggia, ho sbagliato traversa ed ho allungato il
giro ( e le maledizioni).
Ma ho scoperto la storia. Sciacca ha un nuovo “caso” storico: il senso
unico di Via Amendola. E io posso essere testimone. Come tutti i “casi” nasce
da un inghippo, un equivoco, da una sciocchezza macroscopica, poi diventerà caso politico,
rivendicazione personale ed alla fine, perché no, un fatto d’onore. Siamo già a
buon punto. Non ci resta che aspettare un emulo di Shakespeare in versione
digitale, armato non di penna d’oca, ma di un buon tablet.
E pensare che sarebbe bastato vietare il parcheggio nelle zone
adiacenti la rotonda e lungo Via Amendola per far scivolare meglio il traffico.
L’ambiente e la qualità della vita non si migliorano mantenendo le automobili
nelle strade e costringendo i malcapitati automobilisti a fare giri
cervellotici, roba che per arrivare dalla Marina alla Perriera ci vuole il
navigatore satellitare.
Ma si sa la storia vuole le sue vittime.
By Michele Barbera