venerdì 14 settembre 2012

ELEZIONI REGIONALI SICILIA: IL DECLINO DI UNA TERRA TRA TECNICI DI CORDATA E POLITICI ALLA DERIVA


E’ inutile negarlo: le elezioni regionali della Sicilia rappresentano un importante banco di prova per le forze politiche e un test importante per le elezioni nazionali.  
Lo sanno tutti. Ma fanno finta di non saperlo.
La Sicilia è una regione allo sbando.
Il governo tecnico di Lombardo è stato un chiaro fallimento. Sotto tutti i punti di vista.
Intanto, ha perso ogni sostegno politico. L’amministrazione “tecnica” ha risentito di una cattiva regia politica. Milioni di euro di risorse comunitarie sono andati persi per “incapacità” di spesa da parte della Regione. Vi è stato un profondo scollamento con il governo nazionale, chiamato a “censurare” lo stato finanziario della Regione.
E questa è una circostanza oggettiva, assai grave e censurabile.
Si è assistito poi al progressivo sfaldamento delle forze politiche di fronte all’ostinato ed ipocrita tecnicismo di Lombardo.
Oggi il panorama politico in Sicilia è profondamente cambiato. Ed in modo preoccupante.
Il PDL – quello del 61 a zero - non esiste più: Micciché, alfiere delle vittorie berlusconiane in Sicilia, ha preferito fondare un partito (autonomo?)  facendo leva sulle istanze regionalistiche e sfruttando il vento di un sottile razzismo. Alfano naviga in cattive acque nazionali stretto tra un governo di Monti che ha soffocato le forze politiche e il peso ingombrante dell’eredità del signor B.
Ma se a destra non si ride, a sinistra si piange. Il PD (senza L) appare incapace di costituire una valida forza di governo, preferendo adagiarsi su candidature di bandiera e su cavalieri solitari, predestinati a salvare la Sicilia da uno sfacelo totale.
Preferiamo tacere sui cosiddetti movimenti autonomistici. Oggi più che mai sembrano personaggi in cerca d’autore. Non basta proclamare di essere “siciliani” per vincere le elezioni. Ma soprattutto, per governare. Lombardo docet.
Infine, c’è il sorgere (o l’insorgere) di movimenti e groppuscoli politici che paiono avercela con il mondo intero, ma che – chiaramente – non hanno alcun fondamento programmatico. Si tratta di partiti di protesta che cavalcano l’onda lunga di una crisi che in Sicilia ha assunto il volto amaro di un’economia nel baratro. Passata la furia della protesta quel che rimane è assai poco.
Insomma, il quadro è tutt’altro che chiaro e definito.
Ma gli elettori, tra poco più di un mese dovranno scegliere.
Il meno peggio.
Incrociamo le dita.
By M.